Contratto, sabato sciopero nella Gdo. Federdistribuzione anticipa 70 euro di aumento
Contratto, sabato sciopero nella Gdo. Federdistribuzione anticipa 70 euro di aumento
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di Emanuele
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Rottura a sorpresa alle 8 di questa mattina fra Federdistribuzione e sindacati sul tema del rinnovo del contratto nazionale del commercio/distribuzione moderna.
Le
organizzazioni sindacali di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs
hanno quindi indetto uno sciopero seduta stante per sabato 30 marzo.
Allo sciopero sono chiamati gli addetti delle aziende che applicano il
contratto Federdistribuzione mentre sono escluse quelle che applicano il
contratto di Confcommercio (firmato la scorsa settimana): si tratta di Conad, Sigma,
Sisa, Eurospin, Crai, gruppo Arena e diverse altre aziende. Escluse per ora
anche le insegne della cooperazione (Coop ed altre) con i cui rappresentanti i
sindacati hanno in agenda una trattativa no-stop domani e dopo domani.
Federdistribuzione ha reagito riconoscendo ai dipendenti un aumento di 70 euro lordi (riparametrati al IV livello) a decorrere dal prossimo mese di aprile a titolo di anticipo sui futuri aumenti contrattuali e auspicando che i sindacali tornino al tavolo negoziale.
La sorpresa
La rottura delle trattative è stata una sorpresa: si pensava che lo scoglio maggiore fosse la distanza sulla parte salariale. Anche perché a dicembre il presidente di Federdistribuzione Carlo Buttarelli si era dissociato dalle posizioni “oltranziste” di Confcommercio sulla parte normativa.
I sindacati però lasciano una porta aperta al ripensamento delle imprese. Vincenzo Dell’Orefice, segretario generale aggiunto di Fisascat Cisl, commenta: “Ci auguriamo che Federdistribuzione abbia modo, volontà e tempo per riflettere”. Probabilmente i due giorni dallo sciopero non saranno sufficienti per un ripensamento e la riapertura del tavolo, ma l’auspicio vale per il periodo successivo.
La
reazione
Durissimo il
comunicato sindacale che scrive di “allergia di Federdistribuzione a siglare i
contratti. Infatti il primo contratto di Federdistribuzione arrivò 45 mesi (dicembre
2018) dopo quello siglato da Confcommercio (19 dicembre 2018). Oggi sono trascorsi
ormai quasi 51 mesi dalla scadenza del primo (e ultimo) Ccnl sottoscritto da
Federdistribuzione e ieri la federazione ha proposto l’introduzione di una
flessibilità incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata
indeterminata (oltre i 24 mesi!); lo smembramento del sistema di
classificazione del personale con l’attribuzione dell’addetto alle operazioni ausiliarie
alla vendita a mansioni inferiori quali il pulimento di aree di vendita e
servizi (come illegittimamente fanno alcune aziende associate a
Federdistribuzione); la creazione di una “nuova” mansione adibita alla
movimentazione delle merci trascinandola verso il quinto livello e svuotando
l’attuale previsione al quarto livello, al solo fine di far risparmiare le
imprese sulla pelle dei lavoratori.
Dell’Orefice
aggiunge: “Il paradosso di Federdistribuzione è che si vantavano di non aver
chiesto contropartite, ma se avessimo accolto le loro istanze sui contratti a
termine il settore avrebbe rischiato la deriva. Sarebbe diventata una categoria
di precari a vita”.
Imprese, atto unilaterale
Dal suo canto, Federdistribuzione sostiene, in un comunicato, di aver "dato disponibilità a riconoscere gli aumenti salariali richiesti dalle organizzazioni sindacali, avendo sempre messo al primo punto l’importanza di tutelare i lavoratori insieme alla necessaria sostenibilità per le imprese. Contrariamente a quanto fatto emergere dalle organizzazioni sindacali, Federdistribuzione precisa che non è stata fatta alcuna richiesta di “flessibilità incontrollata” nella definizione dei contratti a termine, ma solo una integrazione rispetto a quanto già previsto dalla legge; né è stato proposto alcuno “smembramento del sistema di classificazione del personale” ma l’inserimento di nuove figure professionali e nuovi ruoli di coordinamento e organizzazione. Federdistribuzione non ha proposto alcun demansionamento dei lavoratori, né alcuna riduzione dei diritti dei lavoratori. La reazione delle organizzazioni sindacali appare quindi sproporzionata e ingiustificabile in rapporto all’andamento del negoziato".
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