Caro energia: Orogel paga una bolletta di 14 milioni. Lo spettro del razionamento del gas
Caro energia: Orogel paga una bolletta di 14 milioni. Lo spettro del razionamento del gas
- Information
di Emanuele Scarci
Gli effetti della guerra in Ucraina allontana nel tempo il ritorno alla normalità dei prezzi dell’energia.
E lo spettro del razionamento del gas manda in tilt le aziende italiane energivore. Il prezzo dell’elettricità è balzato da 55 euro al megawatt a 220 e la bolletta annuale di 14 milioni di euro pagata l’anno scorso dal big dei vegetali surgelati Orogel aumenterà ancora nel 2022.
“Dopo le sanzioni dell’Occidente alla Russia – commenta Bruno Piraccini, presidente di Orogel - c’è la possibilità che le contromisure russe prevedano un taglio delle forniture di gas. Noi utilizziamo molta elettricità, ma il gas ci serve per la cogenerazione”.
Quanto ha inciso finora il caro-energia?
Ha aumentato i costi di produzione del 10% e insieme alle materie prime (cartone, plastica, imballaggi) e ai trasporti arriviamo a un +20%. Questi aumenti sono stati recepiti solo in parte dalla grande distribuzione - con la quale abbiamo cercato di ragionare il più possibile - ma senza che abbiano coperto i costi. E’ quindi in atto una preoccupante erosione dei margini. In questa fase l’industria si sta sacrificando ma questo non è tollerabile oltre un certo periodo. La guerra adesso piuttosto che migliorare farà peggiorare le cose.
A quanto ammonta la bolletta energetica annuale di Orogel?
14 milioni di euro nel 2021
A proposito di mercati esteri, Orogel, prima della pandemia, esportava il 4% dei ricavi. Ed era in vista la costituzione di Orogel Usa. E’ andata così?
Sì, certo. Non abbiamo fatto una politica espansiva con Orogel Usa, ma è operativa. Manteniamo un rapporto positivo col mercato americano per alcuni prodotti che sono quelli che interessano di più. E per i quali abbiamo disponibilità.
Com’è stato il 2021 per Orogel? Il 2020 si era chiuso con un fatturato di 243 milioni, un utile operativo di 18,5 milioni e un utile di 20,3 milioni.
I ricavi sono cresciuti intorno al +5% e in quantità del +3,5%. Il risultato è inferiore al 2020 perché nei mesi finali dell’anno ci siamo fatti carico dell’avvio dell’aumento dei costi.
Prima della pandemia, avevate dichiarato una quota di mercato nei vegetali surgelati del 16,8% (il 27% con le private label). Nel 2021 cos’è successo?
Abbiamo confermato la quota, anzi l’abbiamo migliorata di qualche frazione di punto. Siamo soddisfatti per quanto riguarda il nostro marchio. Complessivamente siamo cresciuti, anche nelle marche private. Ora però temiamo che gli aumenti di costi possano creare qualche problema.
Data la situazione, avete congelato gli investimenti?
Nel breve si naviga a vista. Ma nel medio-lungo rimangono gli investimenti programmati, anzi li abbiamo leggermente aumentati: non abbiamo cambiato nulla perché comunque il mondo ha bisogno di alimentarsi, possibilmente meglio. Poi bisogna pensare ai tempi: i programmi di oggi si trasformano in produzione soltanto nell’arco di 2 o 3 anni. Non possiamo fermarci e pensare che non ci sia un futuro.
Ti è piaciuto l'articolo?
Iscriviti alla newsletter e non perderti gli altri aggiornamenti.