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Assica: a rischio il settore delle carni e dei salumi

Assica: a rischio il settore delle carni e dei salumi
Assica: a rischio il settore delle carni e dei salumi

Assica: a rischio il settore delle carni e dei salumi

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Redazione

Un’industria che vale circa 8 miliardi di fatturato sull’orlo del collasso con aumenti fino al 40% sulla materia prima; oltre 200 milioni di suini falcidiati dalla peste suina africana, che in Cina ha creato una epidemia senza precedenti portando ad una crisi internazionale che non sembra placarsi.

Questi i numeri che hanno portato Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi aderente a Confindustria) a organizzare un momento di confronto con le Istituzioni, gli operatori e gli analisti finanziari, per fare il punto sulla grave situazione che vive la filiera e correre ai ripari prima che sia troppo tardi.

Al centro di questa “tempesta perfetta” i fortissimi rincari della carne suina, dovuti all’aumento della domanda in Cina che ha portato ad una scarsità della materia prima in tutto il resto del mondo ed al conseguente elevato aumento dei prezzi anche per le carni di altre specie (bovine e avicole).

A partire dal mese di gennaio in tutta Europa, infatti, si sono verificati forti incrementi che sono arrivati a colpire anche le carni italiane a partire da marzo. Ad esempio, i prezzi dei suini da macello 160-176 kg, che in Italia sono fissati dalla Commissione Unica nazionale sulla base di indicazioni raccolte settimanalmente sulla filiera, sono passati dagli 1,27 euro/kg di gennaio agli 1,79 euro/kg di fine novembre per un balzo di oltre il 40%. Allo stesso modo anche i tagli di carne suina fresca hanno registrato incrementi, raggiungendo picchi preoccupanti in novembre per spalla (+40%), pancetta (+73%) e coppa (+20%). Sono risultate in crescita anche le cosce fresche per la produzione dei prosciutti crudi che hanno toccato +16%.

Per l’industria di trasformazione il costo della materia prima rappresenta dal 50% fino al 75% in alcuni casi del costo totale di produzione. Incrementi come quelli che si stanno registrando sono diventati insostenibili per l’industria della produzione di salumi.




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