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Aquilano (De Cecco): nessuna penuria di grano duro. Nel primo bimestre 2022 cresciamo del 29%

Aquilano (De Cecco): nessuna penuria di grano duro. Nel primo bimestre 2022 cresciamo del 29%
Aquilano (De Cecco): nessuna penuria di grano duro. Nel primo bimestre 2022 cresciamo del 29%

Aquilano (De Cecco): nessuna penuria di grano duro. Nel primo bimestre 2022 cresciamo del 29%

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Neanche il tempo di abituarsi all’emergenza prezzi del grano duro (quotazioni quasi raddoppiate dalla scorsa estate) che spunta un problema scorte, come dichiarato da alcuni produttori.

E così?

“Non mi risulta, De Cecco di certo non ha nessun problema di disponibilità” risponde Carlo Aquilano, direttore commerciale di De Cecco, player n. 2 della pasta italiana.

“In generale però il trend del periodo covid si prolunga - aggiunge il manager del pastificio abruzzese - e continua l’evoluzione della categoria valore. Ciò sta comportando una flessione delle vendite a volume mentre continua la polarizzazione del consumatore: da una parte, verso la fascia premium, e, dall’altra, verso l’entry level. Anche se poi in realtà abbiamo osservato anche una riduzione del formato convenienza da 1 chilogrammo.

E il trend salutista?

Cresce ancora. In particolare, l’integrale, il senza glutine e il multicereali. Ma sono cresciute molte le specialità, parlo di paccheri e formati giganti.

L’aumento dei prezzi sta favorendo i discount?

Tutti si aspettavano la performance del canale discount che non si è verificata. Almeno non secondo le aspettative.

Secondo Iri, nel 2020 De Cecco ha guadagnato nella pasta secca circa il 7% a valore e meno di un punto a volume. Nel 2021, rispettivamente, -8% e -9%. E nei primi mesi del 2022?

Nel primo bimestre abbiamo consolidato il nostro ruolo nella fascia premium. Siamo primi per crescita: +29% a valore e +28% a volume.

Un rimbalzo importante dopo un 2021 di sofferenza.

Sottolineo che l’anno scorso ci confrontavamo con un benchmark importante, quello del 2020 che però aveva sfaccettature diverse: De Cecco ha una operatività rilevante anche nella ristorazione. Quindi quella che era stata crescita nel canale moderno si trasformava in calo nella ristorazione, chiusa per il lockdown.

Non vi crea problemi avere il prezzo più alto della fascia premium? De Cecco ha aumentato i prezzi medi del 5,8% nel 2020 e dell’1% nel 2021. Oggi ha un prezzo medio di 1,90 euro.

Tutto il mercato si è riposizionato verso l’alto. Gli aumenti del grano sono stati trasversali a tutti i pastifici e, a mio avviso, ha finito col mantenere gli equilibri pre-inflattivi. Non credo ci siano stati pastifici che abbiano avuto accesso a condizioni di mercato migliori. L’inflazione sul grano è partita ad agosto 2021 e, ad oggi, non credo ci stiano stoccaggi o scorte importanti per nessun operatore.

Si naviga a vista, ma cosa vedete per il resto dell’anno?

C’è ben poco da dire, siamo condizionati dalle macro variabili del mercato. Fatalmente dipendiamo dal prossimo raccolto del grano di giugno e fino ad allora il granaio è costituito da ciò che è stato già raccolto. Consapevoli che il 2020 ha giocato un ruolo importante nel destoccaggio di grano duro del mondo mentre il 2021 è stato caratterizzato da produzioni in calo su areali importanti, soprattutto su quello canadese: rispetto a una produzione media annua di 6 milioni di quintali ci si è fermati a 2,5. Intanto monitoriamo il mercato e osserviamo il decorso fino a giugno.

La Gdo fa ancora muro sugli aumenti?

Frena non perché non riconosca aumenti indiscutibili, ma per limitare il trasferimento dell’inflazione al consumatore, vuole rassicurarlo. E quindi cerca formule variegate per ritoccare i prezzi il meno possibile.


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