Una sfida non da poco per le imprese logistiche attive nel comparto che hanno ora a che fare con un temibile competitor. Schenker, presente in Italia da 49 anni (da nove è sotto il controllo di Deutsche Bahn, le ferrovie federali tedesche) nel nostro Paese conta 40 filiali alle quali è affidata localmente l’attività delle quattro business unit e cioè la movimentazione delle merci via terra, mare, cielo e la logistica appunto.
Il posizionamento dell’hub nazionale a est di Milano si spiega con la maggior facilità a ricevere le merci via strada dal Brennero, che rimane la principale direttrice per il Nord Europa. Da qui non è tuttavia difficile muoversi per raggiungere anche Mestre, La Spezia e il porto di Genova, tre importanti punti di transito per le merci gestite da DB Schenker, nonostante le tangenziali milanesi siano spesso congestionate.
Tra i punti deboli della logistica del territorio, l’azienda avverte come i concorrenti la mancanza di un interporto nella provincia. Infatti, mentre molte città italiane di dimensioni più piccole se ne sono dotate, il capoluogo lombardo sconta le conseguenze di questa scelta/non scelta.
Gli enti locali non hanno in passato saputo prendere decisioni adeguate neppure per quanto riguarda la city logistics. Se a Lacchiarella si fosse insediato l’interporto di cui tanto si è discusso, con forti opposizioni, si sarebbe potuto allestire lì una piattaforma comune per la distribuzione cittadina tra gli operatori interessati. Oggi, quando si deve andare in consegna o ritiro su Milano, ciascuno deve muovere un suo furgone che spesso non riesce a riempire. Se questo segmento d’attività fosse messo a fattor comune ne beneficerebbero tutti, dalle aziende ai consumatori, all’ambiente.