Ha messo subito le mani avanti Altero Matteoli (nella foto), ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, intervenendo a Milano al Forum internazionale della logistica: “So di rischiare dei fischi dicendo come stanno le cose, ma non posso fare altrimenti. Le risorse sono molto scarse, lo Stato non ha soldi da investire in infrastrutture, né li avrà nei prossimi anni. Se non ci pensano i privati con il project financing sarà dura migliorare la situazione considerando tra l’altro che l’autotrasporto sta vivendo una fase molto delicata con l’ultimo miglio che soffoca la distribuzione delle merci”.

E proprio la distribuzione delle merci, in particolare quella urbana, è stata alla fine al centro del dibattito, anche infuocato com’è avvenuto nel workshop dedicato alla questione. A non mandarsele a dire sono stati da una parte i rappresentanti dei corrieri espresso e dall’altra quelli delle aziende di autotrasporto entrambi chiamati a rifornire negozi e supermercati in città sempre più congestionate a dispetto della crisi economica.
Come affrontare il problema su cui tanto si è parlato trovando soluzioni piuttosto deludenti?

Secondo Massimo Marciani, vice presidente del Comitato tecnico italiano trasporto merci e intermodalità e autore della ricerca “Distribuzione urbana delle merci”, i comuni operano troppo per divieti” non tenendo conto di un quadro complesso e in continuo aggravamento: “L’elemento principale che deprime la competitività economica non è più la distanza degli spostamenti, ma il tempo trascorso nell’effettuarli con scarsa consapevolezza di quanto incide l’ultimo miglio anche per quanto riguarda le sostanze nocive emesse dai veicoli”.

Certo che le trazioni alternative non possono essere la soluzione definitiva perché se per ipotesi tutte le merci venissero consegnate con veicoli elettrici rimarrebbe insoluto il problema della congestione, la proposta di Marciani è un’altra: “Premere affinché chi distribuisce sia disposto ad essere tracciato con le nuove tecnologie durante gli spostamenti nelle zone a traffico limitato rinunciando a parte della privacy. Si potrebbe così legare il prezzo da pagare ai comuni non alla quantità di accessi, ma al tempo di permanenza nelle Ztl”.