La diversificazione produttiva e l'allargamento della vostra offerta negli ultimi anni sono andati di pari passo con la crescita del fatturato...è così?
Confermo, anche se non è scontato che l'allargamento della gamma produttiva possa portare automaticamente a crescita e sviluppo: questo succede se all'ampliamento assortimentale corrispondono prodotti validi che il mercato è disposto ad accogliere.
Attualmente ci posizioniamo a scaffale con quattro categorie di prodotti principali: le insalate storiche, lanciate negli anni 78-79, (il mercato italiano ha un valore di 755 milioni), i burger, le zuppe (lanciate dieci anni fa) e i flan (novità di quest'anno). Il risultato migliore e inaspettato è arrivato dai burger: si è trattato di un investimento fatto ex-novo su una linea produttiva che ci ha consentito di ampliare un segmento che ancora stava nascendo e su cui poi si sono concentrati molti player. Quest'anno abbiamo ampliato la gamma con tre referenze convenzionali e due biologiche arrivando oggi a un quota di 9 referenze di burger vegetali e senza glutine.
Per quanto riguarda il mondo dei flan, lanciati due mesi fa e realizzati al 100% con verdure fresche, olio extravergine italiano senza conservanti, glutammati o additivi, seguono il trend del consumo fuori casa, del consumo vegetale e sano.

Come si è chiuso il 2016 a livello di fatturato?
Direi decisamente bene: nel 2016 abbiamo realizzato un giro d’affari pari a 39 milioni e 800 mila euro, contro i 33 milioni del 2015. Questo incremento è dovuto a tre fattori: aumento delle vendite in valore assoluto, inserimento di nuovi prodotti e andamento estremamente positivo del mercato. Su quest’ultimo punto mi soffermo con piacere, tutti i player contribuiscono alla crescita dei prodotti attraverso un atteggiamento positivo e propositivo, aiutando lo sviluppo e il miglioramento del mercato.

Come sta andando l’estero?
Abbiamo iniziato ad affrontare l'estero in maniera strutturata circa un anno fa e dal 2017 abbiamo cominciato a predisporre un ufficio interno dedicato a questo canale. In questo momento siamo collegato con Francia, Germania, Polonia ed Emirati Arabi.
L'incidenza dell'export sul fatturato è molto limitata. il business in italia è favorito dalle insalate in busta, che però manca all'estero quindi rende difficile recuperare sul fatturato estero.

Ambizioni per i prossimi 3-5 anni?
Raggiungere una quota di export superiore al 5%.

Qual è la strategia di Zerbinati per sostenere la crescita?
Investimenti in primis, siamo una azienda che non si è mai tirata indietro di fronte alla possibilità di investire in passione, innovazione, prodotto e gusto. I nostri prodotti devono essere innanzitutto buoni, qualità e genuinità devono esserne l'elemento caratterizzante come il 100% vegetali, senza conservanti e glutammati.

Obiettivi per quest'anno?
Le aspettative sono buone visti i trend del mercato. Punteremo molto a valorizzare il nostro marchio grazie agli investimenti che abbiamo fatto e ad accrescere il consumo di questo tipo di prodotti. C'è, a nostro avviso, un notevole margine di crescita.
Le insalate in busta sono un prodotto presente da oltre 30 anni, ma con margini di sviluppo enormi, con livelli di penetrazione del 50% (secondo le nostre ricerche). Nei primi 3 mesi la quarta gamma ha fatto +8% rispetto ai 3 mesi allo scorso anno.

Parliamo di private label: continuate ad essere i principali fornitori delle catene distributive?
Per quanto riguarda le insalate in busta è sicuramente un asset fondamentale che vale molto per noi: circa il 50% del business.

Comunicazione...è giunto il momento per pensare ad attività extra?
i tempi possono essere maturi, bisogna convogliare alcune necessità dell'azienda ma in prospettiva posso dire di si.