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Rosso Gargano vince la scommessa sulla passata

Rosso Gargano vince la scommessa sulla passata
Giuseppe Stasi, direttore commerciale di Rosso Gargano

Rosso Gargano vince la scommessa sulla passata

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Veronica Fumarola

Scommettere è un rischio: si può perdere, oppure vincere e tracciare la strada per un nuovo percorso. È il caso di Rosso Gargano, l’azienda pugliese nata quindici anni fa per volontà di quattro imprenditori agricoli che hanno deciso di unirsi e avviare uno stabilimento di produzione del pomodoro per trasformare autonomamente i pomodori che coltivavano nei campi. Prima il focus sul mondo della ristorazione con i pomodori pelati in latta, poi un’altra scommessa: avviare la produzione dapprima della passata in vetro, in seguito quella dei sughi. Dopo un intenso lavoro iniziato circa due anni fa per avviare la distribuzione dei propri prodotti in Gdo, l’azienda pugliese nel 2024 ha raggiunto risultati significativi: ha venduto più di 10 milioni di bottiglie di passata, con un incremento di oltre il 100% rispetto al 2023, e oltre 1 milione di vasi di sughi pronti. Il direttore commerciale di Rosso Gargano Giuseppe Stasi presenta il percorso di crescita dell’azienda pugliese, le ambizioni e le sfide che la filiera del pomodoro dovrà affrontare nel prossimo futuro.

Può tracciare un bilancio del 2024 di Rosso Gargano?
Il bilancio fiscale di Rosso Gargano non segue il classico anno solare, ma si chiude il 30 giugno. Lo scorso anno abbiamo raggiunto un fatturato di 72 milioni di euro, con un incremento dell’8% rispetto all'anno precedente. Anche la seconda parte del 2024, che per noi, invece, rappresenta la prima dal punto di vista fiscale, sta performando molto bene e questo ci fa ben sperare per giugno 2025.

In quali canali, tra quelli presidiati, state registrando i risultati migliori?
La crescita più importante la riscontriamo sicuramente nella grande distribuzione, sia in Italia sia all’estero, con trend di crescita a doppia cifra. I risultati, soprattutto nel nostro Paese, sono frutto del lavoro realizzato nell’ultimo triennio, che ci ha visti concentrati sulla distribuzione della nostra passata in vetro e sull’ingresso, di anno in anno, in nuove insegne. Nel 2024 abbiamo raccolto, possiamo dirlo, tutto quello che abbiamo seminato e ora speriamo di proseguire su questa strada.

Come si è concretizzato il percorso evolutivo di Rosso Gargano?
Fino al 2022 Rosso Gargano non aveva mai prodotto nessuna referenza in bottiglia di vetro. Dal 2022, con l’implementazione di una linea dedicata nel nostro stabilimento, abbiamo iniziato a produrre prima la passata, poi i sughi. Queste nuove referenze hanno dato una grande spinta alle vendite. In alcune regioni, tra cui la Puglia e la Lombardia, ci attestiamo nelle prime tre posizioni tra le aziende che producono e commercializzano la passata in vetro nel formato da 690 g. Quindi, abbiamo scalato velocemente le classifiche. Chiaramente sappiamo benissimo che ci sono brand leader incontrastati con tanti anni di attività alle spalle, ma essere sul podio in alcune aree è per noi un risultato di grande prestigio, considerando che Rosso Gargano è un'azienda relativamente giovane, perché nata solo 15 anni fa.

Oltre la passata da 690 g, quali sono le referenze più performanti?
Le referenze più gettonate sono la passata di Puglia in vetro da 690 g e la Passata al basilico, sempre in bottiglia da 690 g. Poi ci sono le passate da 290 g, sia di pomodorino sia di datterino, e i tre sughi pronti, che stanno riscuotendo davvero un gran successo.

Proprio i sughi rappresentano la novità del 2024. Perché avete scelto di entrare in questo segmento di mercato?
Il mercato dei sughi è molto ampio, non tanto in Italia, ma soprattutto nel resto d'Europa e del mondo. Basti pensare che negli Stati Uniti d'America questo segmento vale quasi 3 miliardi di euro. Di conseguenza, per noi rappresentava un comparto di interesse e dal grande potenziale, soprattutto considerando la nostra tipologia di prodotto. Rosso Gargano si è sempre distinta per la lavorazione da fresco del pomodoro. Questo vuol dire che noi utilizziamo un pomodoro pelato che non è mai stato trasformato e conservato in fusti da 220 kg come normalmente si fa, ma solo pomodoro fresco. Rosso Gargano apre la campagna a fine luglio e fino al termine lavora la materia prima da fresco, imbottigliando le passate o inscatolando i pelati in latte pronte per il commercio. Questo approccio ha fatto sì che il nostro fosse sempre un prodotto di qualità. I sughi sono stati generati con la stessa idea, senza utilizzare un fusto di polpa fine o di doppio concentrato, ma esclusivamente la latta di pelati da 3 kg, che viene aperta e lavorata per dar vita ai tre sughi che produciamo attualmente: al basilico, all'arrabbiata e alle verdure con melanzane, zucchine e peperoni.

Considerato il successo che state riscontrando avete già in previsione di allargare la gamma?
Sono allo studio anche altre ricette. Prevediamo di realizzare nuovi sughi ai formaggi e con la carne.

Quanto incide l'export sul fatturato aziendale e a quali mercati guardate con maggiore interesse?
Attualmente l’export rappresenta il 45% del giro d’affari aziendale. Siamo presenti in 67 paesi, tra cui America, Australia, Canada e Giappone che, insieme alla Germania, dove oggi Rosso Gargano sta si sta imponendo in maniera abbastanza importante soprattutto nel mondo del food service, rappresentano i mercati più importanti dopo l'Italia. Ma ci sono anche paesi in crescita: Francia, Spagna, Lussemburgo Belgio, Olanda.

La ristorazione è da sempre il vostro core business. Lo è ancora oggi nonostante l’avanzata nel retail?
Rosso Gargano nasce con la ristorazione, proponendo in primis il pomodoro pelato nella latta da 3 kg per ristoranti e pizzerie. Negli anni l’azienda ha lavorato molto bene. Infatti, siamo distribuiti da tutte le aziende che distribuiscono per il fuori casa: Mar, Pregis, Unicomm, MaxDi, Sogegross, Italy Cash, Sidal, Scelgo, Metro Italia. E lo stesso vale per l’estero: in America siamo distribuiti da US Food, in Canada siamo presenti in Cosco. Rosso Gargano ha fatto della ristorazione il suo fiore all'occhiello e solo dopo è arrivato il retail. Ancora oggi il fatturato è leggermente sbilanciato verso il food service, che rappresenta il 60% del giro d’affari.

Come si struttura la vostra filiera e quali sono gli elementi che vi permettono di fare la differenza?
La differenza la facciamo nei campi perché Rosso Gargano nasce per volontà di quattro imprenditori agricoli che sono agricoltori, produttori di pomodoro, olio, vino, broccoli, cavoli, ecc., che a un certo punto hanno deciso di non vendere più il pomodoro all’industria, nello specifico noi coltiviamo solo un pomodoro lungo, ma di costruire uno stabilimento di trasformazione in cui lavorarlo direttamente. Così 15 anni fa è nata la più grande azienda a filiera corta presente sul mercato europeo. Noi raccogliamo dal campo una bacca di pomodoro alle 8:00 di mattina ed entro le 14:00 la bacca di pomodoro è già stata trasformata e messa in latta. Questo ci consente di mantenere intatte le qualità organolettiche del prodotto. L'altra peculiarità della nostra azienda è quella di avere una filiera interamente controllata. Seguiamo direttamente ogni passaggio: dalla scelta del seme fino alla trasformazione del prodotto. Gli agronomi sono nostri dipendenti e vanno sui terreni per valutare i tempi di piantumazione, raccolta e trasformazione.

La filiera del pomodoro negli ultimi anni ha dovuto affrontare diverse difficoltà legate al cambiamento climatico. Quali vi hanno interessato direttamente e come avete agito e state agendo per arginarle?
Le problematiche più grandi sono il caldo, quindi temperature elevatissime in periodi dell'anno in cui non dovrebbero esserci, che si contrappongono a settimane di pioggia intesa. Il cambiamento climatico si sta imponendo in maniera seria causando delle difficoltà importanti sia nella fase di crescita della pianta sia di trasformazione. Poiché siamo proprietari dei terreni che coltiviamo, tutto sommato, riusciamo sempre ad avere disponibilità di materia prima. È anche vero, però, che fare un prodotto di qualità ti costringe a scartare un maggior volume di pomodori non idonei a essere trasformati. E se il clima non è favorevole, questi volumi aumentano. La qualità per noi resta sempre una priorità. A Foggia si coltiva il 61% del pomodoro lungo a livello mondiale e mantenere determinati standard per noi è fondamentale perché chi vuole comprare una bacca di pomodoro per realizzare una latta di pomodoro pelato deve necessariamente rivolgersi a chi opera in questo territorio. Attualmente siamo gli unici a scrivere sulla latta “pomodoro di Puglia”. Stiamo affermando in maniera molto forte che il pomodoro non è più a Napoli, ma è in Puglia. È chiaro che questo è stato un azzardo, ma fatto con cognizione di causa perché effettivamente oggi questo territorio gestisce oltre il 60% della coltivazione del pomodoro lungo a livello mondiale. Un altro 20% è fatto in America, un altro 20% in Spagna, ma con delle qualità organolettiche completamente differenti rispetto alle nostre.

Quali sono le altre sfide che la filiera del pomodoro è chiamata ad affrontare nel prossimo futuro?
La sfida più importante è quella di mantenere un alto livello qualitativo, nonostante la situazione climatica stia cambiando velocemente e provocando parecchi problemi. Il tempo è imprevedibile e alcuni aspetti non si possono controllare. Altra sfida è quella di continuare a esportare il nostro know how a livello mondiale e tenere sempre alta la guardia, per non farci superare dal pomodoro spagnolo o cinese.

A livello di sostenibilità, quali progetti state portando avanti?
Abbiamo iniziato a lavorare in maniera importante sulla sostenibilità, anche avvalendoci del supporto dell'Università degli studi di Bari e di Foggia affinché ci aiutino, ad esempio, a capire come riciclare le buccette del pomodoro e gli scarti del processo della trasformazione. Le due università stanno portando avanti due studi e prossimamente ci proporranno delle soluzioni sulla base degli studi effettuati durante le campagne 2023 e 2024.

Avete in programma investimenti dedicati all’ampliamento degli stabilimenti?
Abbiamo sul tavolo alcune opzioni per l'ampliamento dello stabilimento: in particolare, l’espansione della linea per la produzione del pelato per la ristorazione in latta da 3 kg, e delle linee in vetro per la passata da 690 g. Prevediamo anche nuovi magazzini. Si tratta di possibili investimenti che potremmo realizzare nei prossimi due-tre anni

Obiettivi per il prossimo futuro?
L’obiettivo è consolidare sempre di più il nostro fatturato, sviluppare la nostra presenza in altri paesi esteri e mantenere un alto livello della qualità nonostante le evoluzioni aziendali. L’azienda sta crescendo ed è necessario un cambiamento, ma questo non deve inficiare sulla nostra qualità. Anzi, deve portare a un miglioramento e a una maggiore attenzione a tutti quei processi che permettono di alzare l’asticella.

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