Saclà, soprattutto negli ultimi due anni, si è impegnata principalmente in un’attività di rilancio dei propri prodotti. Da dove nasce questa strategia e con quali obiettivi?
Il discorso del rilancio è parzialmente vero, in quanto abbiamo ripetuto in Italia quello che era già stato fatto per l’estero: negli ultimi anni, infatti, abbiamo realizzato prodotti soprattutto per il mercato internazionale, mentre abbiamo abbandonato un attimo quello italiano per concentrare i nuovi sforzi sull’export. In realtà, quindi, è stato piuttosto uno spostare questa attività anche sul mercato nazionale, e questo ci ha consentito di portare in Italia velocità e prodotti nuovi, nonché nuovi canali.
Attualmente quanto del vostro fatturato, che si attesta intorno ai 120 milioni di euro, viene sviluppato nel mercato italiano e quanto invece prende la via dell’export?
Posso affermare che, in questo momento, siamo a un 50 e 50.
Visto che la situazione del mercato interno continua a essere piuttosto difficile, preferite rimanere così equilibrati o prevedete di sbilanciarvi e spostarvi più sull’estero?
Diciamo che vorremmo mantenere un bilanciamento e questo vorrebbe dire alzare il mercato nazionale, dal momento che quello estero continua ad aumentare: stiamo aprendo, infatti, nuove filiali o distributori in Brasile e in Africa, con i quali contiamo di sviluppare importanti rapporti. Parallelamente in Italia abbiamo diversificato l’offerta, muovendoci non solo nel food service ma nella collettività. Oggi arriviamo, infatti, a servire le scuole elementari e gli ospedali, particolari ricettori di prodotti speciali. Abbiamo, dunque, evoluto la specializzazione, in modo tale da riuscire a raggiungere punti dove normalmente non ci si arriva.
Ci parli anche della grande distribuzione che, per certi aspetti, può essere considerata una nota dolente. Cosa state facendo e cosa vi aspettate da questo canale? Quali sono le difficoltà incontrate?
Credo che la grande distribuzione italiana soffra di vecchi mali e che sia difficile, per un competitore piccolo come Saclà, riuscire a cambiarli. Sicuramente la Gdo sarà un canale che ci penalizzerà nel tempo se continueremo a produrre sempre le stesse cose: anche per questo, infatti, abbiamo diversificato l’offerta, lanciando in continuazione referenze nuove e salutistiche.
Tra i principali problemi della Gdo, fa riferimento anche alla spasmodica ricerca del prezzo più basso a tutti i costi?
Sì, certamente è uno dei problemi. La ricerca di un prezzo più basso penalizza le società con strutture importanti nei settori di Ricerca e Sviluppo e di Assicurazione Qualità. Inoltre un altro problema è dato dalle insufficienti energie messe a disposizione dalle autorità competenti per la ricerca a 360 ° dei prodotti innovativi che abbiano qualità idonee a soddisfare le richieste salutistiche provenienti dai consumatori.