Anche nel 2018 il Grana Padano si conferma il prodotto Dop più consumato del mondo, con una quota record di 4.940.000 forme. Una tendenza positiva che trova riscontri anche nelle esportazioni che hanno fatto segnare un incremento del 5,4 per cento. Segnali positivi che si registrano sia nell’aumento degli acquisti delle famiglie (+4,6%), sia nella ristorazione (+7%), con un +6,9% nel retail. Bene anche il dato del 'grattugiato' che registra, rispetto all'anno passato, un +10. In sostanza un periodo memorabile. A spiegarci il perché è Stefano Berni, Direttore generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano Dop.

Quali sono i motivi di questa rincorsa?

L’anno è stato eccezionale soprattutto per quanto riguarda la produzione e le vendite, mentre i caseifici hanno recuperato, a partire dagli ultimi mesi, solo una parte della redditività, per via di prezzi bassi, prezzi che però, a loro volta, hanno consentito un volume davvero storico, sia in Italia, sia all’estero. La politica di maggiore convenienza è stata decisa, comunque, dagli stessi produttori, che, nel 2017, molto meno dinamico a causa della concorrenza dei similari e delle loro politiche promozionali, hanno visto aumentare le scorte in modo preoccupante. Naturalmente non si può dimenticare, tra i fattori positivi, la percezione, sempre più radicata, del fatto che si tratta di un formaggio assolutamente naturale, tra i meno grassi sul mercato, realizzato con vacche nutrite con foraggi e alimenti del nostro territorio.

Quali i segmenti a maggiore crescita?

Dovrei dire tutti. Ma specialmente il Grana Padano Riserva, oltre 20 mesi, che ha beneficiato di una variazione del +30,2 per cento. Questo significa che il mercato si orienta sempre di più sul prodotto di maggiore qualità e che, per noi, diventa più difficile essere aggrediti dai similari, che non riescono, in massima parte, a reggere una stagionatura tanto lunga e che per questo, negli anni scorsi, hanno colpito la fascia di base, quella dei 12-15 mesi.

Cosa è accaduto nel 2018 in seno a questa battaglia commerciale?

Nel 2018 il contraccolpo dei similari è stato, come ho detto, fortemente ridimensionato dai prezzi convenienti, prezzi che ci hanno permesso crescite molto significative in tutti i segmenti - tranci, porzioni e grattugiato - sia in Italia, sia all’estero. Lungo tutto l’anno il trend ha permesso, come si voleva, una riduzione delle scorte mai sperimentata in precedenza. A partire da novembre, c’è stato un vero boom anche nell’ingrosso. Così, nel 2018, il sistema del Grana Padano ha prodotto molto meno di quanto ha venduto, nonostante la produzione stessa si sia mantenuta costante. Questo ci permette di affrontare il 2019 con ottime premesse.

Parliamo ancora dei ‘similari’. Cosa sono esattamente?

Quelli che chiamo similari sono formaggi duri, che in qualche modo cercano di assomigliarci nel nome e nell’aspetto. Non sono solo prodotti nazionali, ma anche esteri, che terminano però la stagionatura in Italia per ammantarsi di un’aura di italianità. Devo dire che non possiamo parlare di contraffazione e di vere violazioni di legge, ma di una prassi allusiva che arreca fastidi e notevoli cali di vendite al nostro settore. Mi spiego ulteriormente. Noi non possiamo fare causa a nomi, cito a caso, come ‘Gran gusto’, ‘Gran sapore’, ‘Gran bontà’, ma è evidente che questi stessi nomi rimandano al Grana Padano. I consumatori, come ha dimostrato una recente analisi dell’Università Cattolica di Piacenza, sono indotti in confusione e pensano a seconde marche, di fatto inesistenti, che, come tali, vengono vendute a un prezzo più basso. Sia chiaro che non mi riferisco a Biraghi: attraverso il proprio nome e un profilo ben preciso Biraghi si identifica con chiarezza come un’azienda indipendente.

La pubblicità può contrastare questa forma di concorrenza?

Sicuramente. Le nostre azioni pubblicitarie, che sono frequenti e riguardano tutti i canali - tv, radio e stampa - vanno sempre nella direzione di mettere al centro, fra gli altri valori positivi, l’autenticità del prodotto. Mi riferisco, per parlare dei tempi recenti, della campagna ‘Godersi la vita’: partita in novembre ci accompagnerà, con il proprio claim, fino alla primavera del 2020.

Parliamo dell’italian sounding…

Anche questo è un fenomeno tanto pericoloso, quanto vasto. Da nostre valutazioni, per il solo Grana Padano, risulta che il consumo mondiale di imitazioni ha un volume praticamente identico a quello del prodotto genuino e che la maggior parte delle persone che acquistano il sounding sono convinte di comprare il Padano vero. Le contraffazioni vere e proprie sono un fenomeno più ridotto e di rilevanza penale, contro il quale si possono promuovere azioni giuridiche. Per questo stiamo guardando con attenzione alle conclusioni a cui porterà la causa intentata, presso la Corte di Giustizia dell’Ue, dal Consiglio Regolatore della denominazione spagnola Queso Manchego contro un simulatore. Una vittoria potrebbe creare un precedente storico.

Cosa vuol dire oggi il sistema del Grana Padano?

Il Grana Padano è il più grande segmento lattiero caseario italiano: trasforma oltre il 25% della materia prima nazionale e il 50% del latte padano prodotto da oltre 4.500 stalle. La compagine degli associati è di 130 caseifici produttori, un numero che negli anni è calato dando però vita, attraverso fusioni e acquisizioni, ad aziende decisamente maggiori, con una decina di realtà di dimensioni grandi o molto grandi. Questa nuova struttura imprenditoriale ha permesso alla produzione di crescere ancora. Del resto la variazione media delle vendite, negli ultimi 20 anni, è sempre stata superiore al 2%, con un cumulato vicino al 50 per cento. Le esportazioni, nello stesso periodo, si sono moltiplicate per 5, e hanno assorbito la maggior parte della crescita.

Export: quali sono le cifre chiave e i Paesi più importanti?

L’export totale, in volume, è di 1.850.000 forme. Il primo Paese importatore, sempre in volume, è per noi la Germania che, con circa 450.000 forme, ha un’incidenza intorno al 25 per cento. Segue la Svizzera con consumi pro capite molto elevati e volumi consistenti – cica 150.000 forme - almeno in rapporto alla popolazione totale. Continuiamo poi a crescere in Spagna, Francia, Regno Unito, Olanda e Belgio. Bene anche in Canada e Usa. Le massime variazioni percentuali positive si osservano però nel Nord Europa, ossia in Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia. Interessante anche l’andamento verso l’Asia e i Paesi arabi, mentre sulla Russia, che era un mercato molto promettente, si è abbattuto l’embargo. È stato un duro colpo: basti dire che qui era già stato approvato il progetto di rendere il Grana Padano il formaggio ufficiale della linea Mosca-San Pietroburgo.

Concludiamo con la ristorazione

Il 35% del consumo alimentare avviene oggi fuori casa: dunque si tratta di un canale di grande interesse. Anche qui però, specie nella fascia a prezzo conveniente, sono ancora una volta i similari a farla da padroni, rispetto alle vere tipicità. Per questo abbiamo formulato un progetto e stanziato un bugdet specificamente dedicato alla ristorazione collettiva e abbiamo già ottenuto, almeno dai grandi gruppi, una risposta più che positiva in termini di acquisti e di segnalazione al cliente dell’impiego in cucina del vero Grana Padano. Gli spazi di recupero, insomma, ci sono e sono importanti. Quello di cui si sente la mancanza è una norma, che porti la ristorazione stessa a dichiarare tutti gli ingredienti utilizzati in cucina.