Bruno Aceto: «Ecco perché credo in "Immagino"»
Bruno Aceto: «Ecco perché credo in "Immagino"»
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GS1 Italy | Indicod-Ecr ha appena lanciato il nuovo servizio web che semplifica i processi di scambio, di gestione, di aggiornamento e di validazione delle immagini e delle informazioni di prodotto tra produttori e distributori.
Bruno Aceto, Ceo di GS1 Italy | Indicod-Ecr ci racconta tutte le caratteristiche e peculiarità di Immagino.
Parliamo del lancio di Immagino e partiamo subito con la domanda “cattiva”: qualcuno l’ha subito etichettato come una sorta di escamotage per uscire dall’impasse in cui vi trovate con il catalogo elettronico.
Assolutamente no. Il progetto nasce da un’urgenza determinata dalla norma europea 1169, la Fir (Food Information Regulation), che entrerà in vigore a fine dicembre e che prescrive che le vendite a distanza siano fatte rendendo disponibili ai consumatori tutte le informazioni contenute sull’etichetta prima che avvenga l’acquisto.
Informazioni di questo tipo non erano già disponibili per i consumatori?
Diciamo che non c’era ancora una norma che rendeva obbligatorie tutte le informazioni, quindi non solo le immagini ma anche una descrizione di testo dettagliata. La legge ha effetti anche sul packaging, per esempio sulle dimensioni di carattere e sugli allergeni, che devono essere scritti in grassetto. L’obiettivo è quello di creare un sistema che renda disponibili le informazioni in maniera consistente e solida, e che garantisca una fonte certa, ufficiale. La responsabilità è sulle spalle del distributore, di chi opera la vendita.
Le vendite nel largo consumo on line, però, sono ancora modeste e riguardano solo alcune categorie merceologiche.
E’ vero, ma c’è un discreto numero di operatori che fanno e- commerce. La nostra urgenza si innesta su diversi fattori. Già da tempo proponevamo un catalogo fotografico come fonte unica di immagini non solo per le vendite on line, ma anche per la gestione di volantini, promozioni e marketing, con la logica di centralizzare le informazioni ed evitare così duplicazioni di attività costose. Le Pmi, tuttavia, hanno avuto difficoltà ad aderire al catalogo elettronico per il problema della mancanza di massa critica di aziende che utilizzano tale catalogo.
In sintesi, come funziona Immagino?
I produttori ci inviano il prodotto fisico, Immagino cattura 8 immagini, 2 di marketing, una frontale e una angolata, e sei di planogramma, e tutte le informazioni di testo dell’etichetta divise in categorie di attributi, che vengono poi inserite in un archivio centrale. Le informazioni vanno quindi al produttore per il processo di validazione, in seguito al quale diventano disponibili per i retailer.
Quali categorie merceologiche sono coinvolte?
Prodotti di largo consumo confezionato, principalmente grocery.
I produttori sono tenuti a conformarsi a Immagino?
La scelta di lanciare Immagino è nata in un contesto paritetico industria-distribuzione, entrambi convinti senza riserve della sua necessità, come è avvenuto per l’introduzione del codice a barre.
Non c’è il rischio che l’iniziativa si traduca in una mera dichiarazione di intenti, senza un effettivo riscontro da parte delle Pmi?
Non siamo mai al riparo dai rischi, ma per la prima volta siamo attori di un’attività di raccolta di informazioni per pubblicarle. Si tratta di un aiuto in più che vogliamo dare alle aziende.
Pensa che i costi del servizio possano costituire un ostacolo per le piccole imprese?
Il costo è di 28 euro per la raccolta di immagini e informazioni, più 22 euro di manutenzione annua per ciascuna referenza. È ovvio che le aziende con tanti prodotti all’inizio devono sostenere una spesa, ma nella gestione di routine questi soldi devono essere considerati come il costo aggiuntivo al lancio del prodotto. Inoltre, mettiamo le imprese nella condizione di evitare duplicazioni di costi e di avere sempre informazioni aggiornate.
Che numeri vi siete riproposti nel breve-medio termine?
Puntiamo ad avere uno stock di 25.000-30.000 prodotti entro la fine del 2014, e di circa 70.000 per la fine del 2015.
Il progetto verrà supportato da attività di comunicazione?
Stiamo facendo uno sforzo importante, utilizzando diversi canali. Un grosso aiuto ci arriva dalle associazioni di comparto. Anche l’attività telefonica è molto rilevante: il nostro call center sta chiamando centinaia di imprese. Inoltre, abbiamo distribuito ai retailer materiale informativo da dare ai fornitori.
A che punto è la fase di lancio?
Siamo partiti a metà gennaio. Oggi siamo intorno alle 13.000 referenze digitalizzate. Per noi è fondamentale che le aziende industriali aderiscano subito in massa. Per questo abbiamo lanciato delle promozioni. Per esempio, a tutte le aziende del grocery che danno l’adesione entro la fine di settembre, offriamo a costo zero le revisioni di packaging che avvengono entro la fine di febbraio 2015.
Quando è partita l’idea di Immagino e quanto è costato in termini di impegno finanziario?
La decisione è stata maturata nel secondo semestre del 2013. Abbiamo costruito il servizio grazie a una partnership con BrandBank, società leader nel settore dei servizi, che lavora con Tesco, per esempio. Da loro abbiamo ricevuto la tecnologia e il know-how, ma siamo il gestore diretto ed esclusivo del servizio in Italia. Inoltre, abbiamo stretto degli accordi per diluire negli anni l’investimento necessario per l’acquisizione del know-how.
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