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La nuova Alibert torna in pista: galoppano fatturato ed export

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La nuova Alibert torna in pista: galoppano fatturato ed export

Information
Fabio Massi

Fondato nel 1967, lo storico pastificio ha vissuto un periodo di forti difficoltà finanziarie: dopo aver presentato domanda di concordato, la famiglia Zanasi, proprietaria dell'impresa, nel 2016 ha passato la mano e la società è stata rilevata da una cordata composta da Valentino Fabbian, manager con una trentennale carriera nel gruppo Cremonini, dal fratello Angelbruno (professionista del settore alimentare maturato in prestigiose aziende leader nelle paste ripiene) e da Pierluca Mezzetti (esperto in operazioni straordinarie).

Quest'ultimo ci racconta il nuovo corso dell'azienda.

Dott. Mezzetti, il 2017 è stato per voi un anno molto importante: da un lato ha segnato il rilancio definitivo della società e dall’altro avete celebrato i cinquant’anni del marchio Alibert. Possiamo dire che le difficoltà del recente passato sono ormai alle spalle?
Assolutamente sì, abbiamo imboccato la strada giusta e iniziamo a raccogliere i frutti di questo lavoro. Il percorso è iniziato circa due anni fa, quando abbiamo rilevato la società. Inizialmente abbiamo investito sugli impianti, ammodernando i macchinari e le linee di confezionamento. Abbiamo poi totalmente rinnovato gli impasti e le ricette dei nostri prodotti, utilizzando materie prime selezionate e 100% italiane. Ci siamo infine concentrati sul marchio, totalmente rinnovato per rispecchiare la filosofia della società: innovativi per tradizione. Devo dire che il risultato è stato strabiliante. Da questi interventi sono nati prodotti di qualità, che piacciono al pubblico e che ci stanno dando soddisfazioni.


Vuole raccontarci brevemente la storia del pastificio e dei passaggi che l’hanno portato sotto il suo controllo?
Alibert è stata fondata nel 1967 dalla famiglia Bertagni in collaborazione con la famiglia Zanasi e Michelato. L’azienda ha una lunga tradizione nella produzione di pasta ripiena di qualità, una caratteristica riconosciuta dal mercato e dai clienti, ed una spiccata vocazione all’innovazione. Basti pensare che proprio qui, nei primi anni 2000, sono nati i 351, infelice nome per definire i primi ravioli a sfoglia sottile sul mercato. Una storia di successo che ha subito una battuta d’arresto nel 2016, quando l’azienda ha iniziato a soffrire delle ripercussioni dovute dalla crisi economica degli anni precedenti. In quel momento siamo intervenuti noi, investendo per salvare e rilanciare un marchio che rappresenta un pezzo di storia della produzione di pasta made in Italy.

Lei è un manager con un’esperienza consolidata nel settore della consulenza: cosa l’ha spinta a intraprendere questa avventura tanto attraente quanto rischiosa?
È stata proprio la mia esperienza di consulente a portarmi qui. Mi sono subito reso conto delle potenzialità dell’azienda, alla quale però mancavano le risorse finanziare necessarie a superare la crisi e avviare un percorso di rilancio. Ho così messo insieme una cordata di investitori, portando a bordo Valentino e Angelbruno Fabbian, professionisti con anni di esperienza ai vertici di primarie aziende del settore, e Giancarlo Simionato, uno dei fondatori di Azimut nonché il quarto investitore di Alibert. Valentino, Angelbruno e Giancarlo si conoscevano fin da ragazzini. Da giovani abitavano a pochi chilometri da Preganziol, e insieme avevano messo in piedi un’attività imprenditoriale in ambito enologico. Ceduta l’attività, i tre hanno preso strade diverse ma, dopo 30 anni, si ritrovano soci in quest’azienda. Diciamo che io ho fatto da collante e mi sono circondato di professionisti del settore ma soprattutto di amici con una grande voglia di iniziare un nuovo percorso di vita insieme.


Nuovo nome, nuova proprietà, nuovi impianti di produzione e impasti ma stesse persone: avete mantenuto tutti i 42 dipendenti in organico. Quanto è importato il fattore “umano” in un’azienda come la vostra?
Si parla sempre delle macchine, ma il fattore umano è importantissimo e imprescindibile in questo settore. In un pastificio lavorano infatti professionalità che sono molto difficili da trovare sul mercato. Penso ad esempio al pastaio, una figura difficile da trovare, che richiede competenze tecniche, attenzione e precisione. Il pastaio conosce e sa trattare la pasta, adottando gli accorgimenti necessari a ottenere sempre la medesima qualità indipendentemente dalle mutate condizioni ambientali, come ad esempio una maggiore o minore umidità. Servono almeno 3 anni per formare un buon pastaio, noi ne abbiamo 12, una risorsa importante per un’azienda come la nostra, che punta alla massima qualità.


Alibert ha una capacità produttiva di oltre 9,0 mln di tonnellate di pasta ripiena su base annua ed è presente in 35 paesi, sia con il proprio marchio sia con prodotti creati ad hoc per le grandi catene distributive. Su quale segmento vi concentrerete maggiormente nel prossimo futuro?
Il nostro obiettivo è quello di portare il marchio Alibert nelle case degli italiani, soprattutto per quello che riguarda la pasta fresca ripiena, il cui volume produttivo attualmente è di circa 3.5 milioni di tonnellate l’anno. Per questo motivo, nel 2016 abbiamo lanciato la linea Chef Gourmet che è sicuramente il nostro prodotto di punta. Tutti gli impasti e gli ingredienti dei prodotti di questa linea sono 100% italiane, utilizziamo materie prime nobili DOP, IGP e STG (Specialità tradizionale garantita). Le ricette della linea Chef Gourmet sono state sviluppate insieme allo Chef Alessandro Circiello, volto noto della televisione, nonché esperto di cucina basata sulla sana alimentazione che ci ha accompagnati anche nella scelta di ingredienti ricchi di proprietà benefiche, come i beta-glucani, gli antociani e antiossidanti. Sono nati così prodotti pensati per soddisfare i palati più esigenti in cerca di cibi che siano allo stesso tempo gustosi, sani ed equilibrati.


Quali sono i vostri obiettivi nel medio-lungo termine?
Guardando alla divisione private label, abbiamo siglato importanti accordi di distribuzione dei nostri prodotti con primari players internazionali, mi riferisco ad esempio a Princess e Kraft-Heinz in UK, Metro in Francia, Carrefour in Belgio e Delhaize in Francia. Abbiamo inoltre ambiziosi piani di sviluppo per i prodotti a marchio Alibert: dopo gli accordi con Pam, Tuodì e alcuni Selex, vogliamo rientrare in tutte le grandi catene della GDO in Italia e all’estero. In quest’ottica sono orgoglioso del nostro recente accordo con il Gruppo Rewe, proprietario di Billa e Penny Market, grazie al quale per la prima volta i nostri prodotti a marchio saranno distribuiti in Germania e Austria. Nel 2016 il peso dei prodotti a marchio Alibert era del 2% sul fatturato complessivo, nel 2017 ha già raggiunto il 14% e andando avanti faremo ancora meglio collocandoci tra i grandi player del mercato della pasta fresca ripiena.




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