Risanamento e capillare ammodernamento del brand: sono questi gli obiettivi che Crik Crok, storico marchio di patatine e snack salati, ha in progetto di conseguire, puntando su elevati standard qualitativi e sul rinnovamento dei processi produttivi.
Il 3 maggio 2019, il tribunale di Velletri ha emesso il decreto di omologa del concordato preventivo e ha posto fine al processo di acquisizione che si protraeva dal 2017: in occasione del settantesimo anniversario di Crik Crok, l’imprenditrice Francesca Ossani, fautrice dell’azione di rilancio, ne ha ripercorso le fasi salienti, preannunciando gli obiettivi per il futuro.


Crik Crok quest’anno compie 70 anni. Quanto conta per l’azienda questo anniversario?


I 70 anni di Crik Crok rappresentano un traguardo molto significativo per il brand, che vanta una storia e un’italianità importanti: è un anniversario che sopraggiunge dopo numerose difficoltà che l’azienda ha affrontato con grande determinazione, per cui i festeggiamenti sono stati particolarmente sentiti sia da me che da tutti i miei collaboratori e dai dipendenti.

Lei ha portato avanti una vera e propria azione di risanamento del brand. Ce ne può parlare più nel dettaglio?


L’azienda è entrata in concordato preventivo a giugno del 2017 e, a distanza di poco tempo ho dovuto decidere se dichiararne il fallimento o provare a risanarla, investendo le mie risorse personali.
Sulla scorta degli insegnamenti di mio padre, che mi ha trasmesso l’importanza del valore del lavoro e delle persone, ho deciso di risollevare la società, garantendo sostegno ai 150 dipendenti e ai 500 agenti che lavorano per Crik Crok.
Attraverso l’investimento delle risorse a cui facevo cenno prima, ho ricapitalizzato l’azienda, portandola a superare in dicembre la votazione dei creditori del concordato.
A distanza di due anni e dopo aver affrontato una procedura molto lunga - il Tribunale di Velletri per tutto il primo anno non aveva ancora nominato un commissario - lo scorso 3 maggio abbiamo ottenuto l’omologa.
È stato un periodo piuttosto complesso perchè da un lato abbiamo dovuto garantire continuità all’attività dell’azienda, dall’altro dovevamo procedere al suo risanamento, ovviando ai limiti dovuti al blocco imposto dal concordato.

In che modo procederete adesso?


Il nostro obiettivo principale sta nel proporre prodotti di elevata qualità attraverso la realizzazione di referenze all’altezza delle richieste del mercato.
Inizieremo rafforzando la nostra produzione, che si suddivide in tre categorie: in primo luogo le patatine, quindi la patata tagliata, fritta e poi declinata nei vari formati, i prodotti “a scoppio”, come i pop corn e i puff e, infine, i ricostituiti, che rappresentano il nostro fiore all’occhiello, composti da un impasto di acqua, farina e sale, lavorato come la pasta e tagliato con lo stesso metodo utilizzato per i biscotti.

Quali sono state le maggiori difficoltà che ha incontrato, specialmente nel tentare un nuovo approccio al mondo della Grande Distribuzione?


Nei confronti della Grande Distribuzione ho dovuto ricominciare da zero, andando a riproporre personalmente il brand nella sua veste totalmente rinnovata.
L’azienda, comunque, necessitava di una modernizzazione capillare, attuata attraverso l’esternalizzazione del magazzino e della logistica, l’introduzione di un sistema informativo, ma anche di figure manageriali in grado di guidare le attività in modo adeguato.
Il senso del mio lavoro è traducibile nella volontà di comunicare un’impronta ben precisa e un approccio comune che possano essere condivisi e adottati ad ogni livello della piramide aziendale.

Oltre al rilancio delle linee di prodotto già esistenti sono previste delle novità per il futuro?


Sicuramente si, anche se la priorità ora è quella di ricostruire la credibilità del brand e ciò che esso rappresentava nell’immaginario collettivo dei consumatori dai 15 ai 25 anni che, specie nel centro-sud Italia, hanno instaurato quasi un legame affettivo con il marchio. Per l’azienda, quindi, è importante rafforzare questa riconoscibilità che per circa 15 anni ha rischiato di scomparire.

Ci parli della campagna promozionale.


La campagna promozionale è stata inaugurata la scorsa estate: un bus brandizzato con tanto di mascotte ha effettuato un tour delle scuole e dei litorali romani.
In occasione dei 70 anni di Crik Crok, invece, un’auto brandizzata ha percorso i luoghi della vita notturna della capitale, da Trastevere a Testaccio, allo scopo di attrarre un target più adulto.
Abbiamo organizzato, infine, attività di gaming e di engagement all’interno di alcuni bar, mettendo in palio i nostri gadget.

E per quanto riguarda la comunicazione?


Per prima cosa, dobbiamo lavorare alla ricostruzione della nostra rete vendita e della distribuzione. Una volta raggiunto questo obiettivo, ci dedicheremo ad una coerente campagna di comunicazione che, verosimilmente, sarà legata al mondo dello sport, poiché esso incarna tutta una serie di valori, legati al benessere, ma anche alla gioia della condivisione, che sono parte integrante del nostro brand.