A dispetto della crisi, Conad ha chiuso il 2013 con un risultato più che positivo. Il giro d’affari - si legge in una nota diffusa stamane dalla catena bolognese - ha infatti raggiunto 11,6 miliardi di euro, 648 milioni in più rispetto al 2012, pari a una crescita del 5,9 per cento. La quota di mercato si è di conseguenza rafforzata, consolidando la leadership a livello nazionale tanto nel canale supermercati (18,5 per cento) che nei negozi di prossimità (14,3 per cento).

A tale performance ha contribuito in modo determinante anche il buon andamento dei prodotti a marchio. Le vendite di prodotti Conad sono aumentate del 15 per cento (contro una media di mercato del 5 per cento) generando un fatturato di 2,5 miliardi di euro. La private label Conad raggiunge così una quota di mercato del 26,2 per cento (1,5 punti percentuali in più rispetto al 2012), distanziando – secondo le rilevazioni Symphony Iri – il totale Italia di 7,2 punti percentuali.

Relativamente alla propria rete di vendita, il 2013 si è caratterizzato per una rimodulazione dei negozi a insegna Conad. I punti vendita sono leggermente diminuiti di numero  (3.019 contro i 3.067 nel 2012) per una superficie complessiva di 1.750.643 mq, cresciuta di 28.311 mq rispetto all’anno precedente: 40 ipermercati, 187 Conad Superstore, 936 Conad, 893 Conad City, 717 Margherita Conad e 246 altre insegne. In generale, sono aumentate di più le “piccole metrature”, la prossimità, il piccolo negozio di alimentari sotto casa.

Confermato, infine il piano strategico di investimenti per il triennio 2012-2014 annunciato nel 2011: 770 milioni di euro finalizzati a 260 nuove aperture e 5.800 assunzioni. Questo - si stigmatizza nel comunicato - «nonostante un ridimensionamento causato dall’applicazione dell’articolo 62 che ha drenato liquidità dalle casse di Conad per oltre 450 milioni di euro».