Da Spoleto fino agli Stati Uniti e Giappone, passando dal Brasile e Sudafrica, fino all’India e all’Europa: presente in 110 Paesi, da quasi ottant’anni porta la cultura dell’olio nel mondo. Parliamo di Pietro Coricelli, azienda olearia italiana guidata dalla terza generazione della famiglia, che chiude il 2016 con 120 milioni di euro di fatturato, in linea con lo sviluppo degli ultimi 8 anni, periodo nel quale il gruppo ha registrato un aumento del 50% rispetto agli iniziali 80 milioni di euro.

Trenta milioni di litri di olio venduti nel 2016 segnano un incremento del 4% rispetto al 2015 a livello internazionale e un +20% solo in Italia, passando da +8,33 milioni di litri nel 2015 a +10,04 del 2016, prodotti grazie a 6 linee operative per una capacità totale di 13 milioni di litri al mese. Un aumento che ha portato la quota del nostro Paese sul fatturato totale dal 32 al 40 per cento.

“Il nostro intento – spiega Chiara Coricelli, direttore commerciale e consigliere di amministrazione - è diffondere la cultura dell’olio in Italia e in tutto il mondo, trasmettendo la tradizione che c’è dietro, ma anche l’innovazione e la ricerca con cui fare vincere la cultura alimentare mediterranea in tavola. Uno dei punti di forza del nostro approccio è un costante investimento in ricerca e sviluppo, grazie al quale abbiamo migliorato le infrastrutture e le strumentazioni. Per esempio abbiamo reso il nostro ‘Quality & innovation centre’ ancora più efficiente e moderno, in modo da permettere una riduzione di tempi e costi”.

Il cuore di Pietro Coricelli batte a Spoleto, dove si trova l’Oliveto del Barbarossa, il tradizionale bacino di approvvigionamento della famiglia, al quale, negli ultimi anni, è stato aggiunto un moderno oliveto intensivo, distribuito su 98 ettari con 130.000 piante.

L’impianto è situato proprio attorno allo stabilimento dell’azienda dove lavorano 75 dipendenti. Da qui, come detto, partono ogni giorno centinaia di migliaia di litri di olio che vanno negli Stati Uniti, in Canada, Giappone, Brasile, Cina, Hong Kong, Taiwan, India, Sudafrica, Belgio, Germania…

Il giro d’affari, fortemente internazionale, è rappresentato, per l’85% circa, dall’olio d’oliva, seguito da olio di semi, oli aromatizzati e aceti, pasta, sughi e pomodori. Pietro Coricelli, in prima linea nel portare i valori della dieta mediterranea fuori dai confini nazionali, si avvale anche del potenziale derivante dal marchio Cirio, che dal 2009 è in parte del gruppo spoletino, che ne detiene la licenza d’uso perpetua nel segmento oli e aceti.