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Migros non teme il superfranco
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Migros non teme il superfranco
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Mentre la decisione della Banca centrale elvetica di sopprimere il tetto di cambio massimo franco/euro mette le ali alla valuta svizzera e mentre i consumatori della Confederazione si gettano in massa – sono le cronache dello scorso fine settimana – a fare acquisti oltre frontiera, specialmente nella vicina Italia, il gruppo Migros congeda un bilancio 2014 all’insegna dell’ottimismo. Se l’improbabile equilibrio monetario verrà mantenuto – ma è prestissimo per ipotizzarlo - il prossimo bilancio potrebbe accusarne il colpo.
In ogni caso il gigante cooperativo chiude l’anno con un +2% di fatturato e tocca i 27,3 miliardi di franchi (27,3 miliardi di euro, data l’attuale parità). Nella sola Svizzera le vendite sono salite dell’1%, con una lieve accentuazione (+1,6) nel canale supermercati, un trend che ha consentito una valida progressione della quota di mercato.
Nell’insieme Migros ha battuto 341,5 milioni di scontrini, l’1,3% in più rispetto al 2013. Ma è on line che il gruppo ha dato il meglio di sé, con una variazione del 16,6% e incassi per 1,086 miliardi di franchi.
«La rassicurante evoluzione del giro di affari – spiega il presidente, Herbert Bolliger – dimostra che abbiamo preso le decisioni giuste nei nostri vari segmenti di business. Sottolineo con piacere che il numero dei nostri clienti è aumentato e anche settori appesantiti dalla congiuntura, come quello della vendita di viaggi e vacanze, si sono sviluppati e consolidati”.
Il fatturato estero, però, ha risentito del superfranco. La controllata tedesca Tegut (312 punti di vendita) è scesa a 1,176 miliardi di franchi di ricavi, con una perdita del 2,1% (dedotti gli effetti valutari), mentre Migros France è indietreggiata addirittura del 7,7%.
Sulla fascia alta – 3,3 miliardi di vendite - il gruppo ha avuto ottimi riscontri: dai beni durevoli (+14,4%) al biologico (+14,8%), dai prodotti semplicemente eco attenti a marchio Utz (+47,1%) alle specialità alimentari regionali (+5%), alle altre private label di posizionamento premium (+21,1%).
Nel 2014 la catena ha inaugurato 15 nuovi punti di vendita e, considerate 6 chiusure, ha raggiunto un totale di 648 esercizi commerciali. Altri 5 negozi sono stati oggetto di importanti lavori di ristrutturazione.
Essendo Migros un’impresa globale, con interessi non circoscritti alla sola distribuzione commerciale, si segnalano anche le lievi perdite della ristorazione (-0,4%) – dove però il +3% del take away ha compensato il -2,4% dei ristoranti - e l’avanzata delle attività industriali, che hanno superato i 6 miliardi di fatturato, con una crescita del 4,5%, un dato che, a partire da aprile, consolida la controllata americana SweetWorks (cioccolato e caramelle).
A crollare è stata invece Migrol - carburanti per auto e per riscaldamento domestico - che in seguito alla contrazione dei prezzi del greggio e all’estate calda, ha avuto una flessione del 12,9%, fino a 1,623 miliardi di franchi.
In ogni caso il gigante cooperativo chiude l’anno con un +2% di fatturato e tocca i 27,3 miliardi di franchi (27,3 miliardi di euro, data l’attuale parità). Nella sola Svizzera le vendite sono salite dell’1%, con una lieve accentuazione (+1,6) nel canale supermercati, un trend che ha consentito una valida progressione della quota di mercato.
Nell’insieme Migros ha battuto 341,5 milioni di scontrini, l’1,3% in più rispetto al 2013. Ma è on line che il gruppo ha dato il meglio di sé, con una variazione del 16,6% e incassi per 1,086 miliardi di franchi.
«La rassicurante evoluzione del giro di affari – spiega il presidente, Herbert Bolliger – dimostra che abbiamo preso le decisioni giuste nei nostri vari segmenti di business. Sottolineo con piacere che il numero dei nostri clienti è aumentato e anche settori appesantiti dalla congiuntura, come quello della vendita di viaggi e vacanze, si sono sviluppati e consolidati”.
Il fatturato estero, però, ha risentito del superfranco. La controllata tedesca Tegut (312 punti di vendita) è scesa a 1,176 miliardi di franchi di ricavi, con una perdita del 2,1% (dedotti gli effetti valutari), mentre Migros France è indietreggiata addirittura del 7,7%.
Sulla fascia alta – 3,3 miliardi di vendite - il gruppo ha avuto ottimi riscontri: dai beni durevoli (+14,4%) al biologico (+14,8%), dai prodotti semplicemente eco attenti a marchio Utz (+47,1%) alle specialità alimentari regionali (+5%), alle altre private label di posizionamento premium (+21,1%).
Nel 2014 la catena ha inaugurato 15 nuovi punti di vendita e, considerate 6 chiusure, ha raggiunto un totale di 648 esercizi commerciali. Altri 5 negozi sono stati oggetto di importanti lavori di ristrutturazione.
Essendo Migros un’impresa globale, con interessi non circoscritti alla sola distribuzione commerciale, si segnalano anche le lievi perdite della ristorazione (-0,4%) – dove però il +3% del take away ha compensato il -2,4% dei ristoranti - e l’avanzata delle attività industriali, che hanno superato i 6 miliardi di fatturato, con una crescita del 4,5%, un dato che, a partire da aprile, consolida la controllata americana SweetWorks (cioccolato e caramelle).
A crollare è stata invece Migrol - carburanti per auto e per riscaldamento domestico - che in seguito alla contrazione dei prezzi del greggio e all’estate calda, ha avuto una flessione del 12,9%, fino a 1,623 miliardi di franchi.
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