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Ikea Italia: un esercizio in chiaroscuro
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Ikea Italia: un esercizio in chiaroscuro
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Non sono bastate la convenienza e l’ampiezza dell’offerta, la capillarità e la multicanalità e nemmeno la notorietà del marchio a salvare Ikea Italia da una perdita di fatturato del 4,5% nell’anno fiscale terminante al 31 agosto. Il dato amplifica quel -2% che già lo scorso anno aveva sorpreso tutti, essendo assolutamente inedito per l’azienda.
Nonostante questo la quota di mercato del retailer svedese è salita del 9,3%, il che la dice lunga su politiche di prezzo improntate a una convenienza crescente. A pagare il tributo più pesante sono stati proprio i mobili, ossia il cuore dell’assortimento, con un’incidenza del 55% sugli incassi. Fra giugno e agosto il bonus mobili, che ha determinato 4.800 atti di acquisto, ha dato comunque una piccola fiammata.
In calo, secondo le cifre, il numero di visitatori che perde un leggero 2% e tocca un totale di 44,8 milioni in 20 punti di vendita attualmente operativi. Determinante resta il ruolo del week end, che crea il 46% dei passaggi in negozio.
A crescere sono state tutte le piccole merceologie destinate all’arredo casa, dal tessile (+3%) ai casalinghi (+5%) insieme a prodotti indispensabili e di uso comune, come le lampadine.
Ha dimostrato invece un marcato affanno il ramo food, che ha perso il 6,4%, anche se i dati di affluenza rimangono pur sempre da guinness dei primati: 15,723 milioni di clienti per 6,4 milioni di pasti serviti. Grandi anche i numeri del primo anno di e-commerce in Italia: 12 milioni di giro di affari e 68.000 ordini, per una spesa media di 176 euro e mezzo.
Nonostante questo la quota di mercato del retailer svedese è salita del 9,3%, il che la dice lunga su politiche di prezzo improntate a una convenienza crescente. A pagare il tributo più pesante sono stati proprio i mobili, ossia il cuore dell’assortimento, con un’incidenza del 55% sugli incassi. Fra giugno e agosto il bonus mobili, che ha determinato 4.800 atti di acquisto, ha dato comunque una piccola fiammata.
In calo, secondo le cifre, il numero di visitatori che perde un leggero 2% e tocca un totale di 44,8 milioni in 20 punti di vendita attualmente operativi. Determinante resta il ruolo del week end, che crea il 46% dei passaggi in negozio.
A crescere sono state tutte le piccole merceologie destinate all’arredo casa, dal tessile (+3%) ai casalinghi (+5%) insieme a prodotti indispensabili e di uso comune, come le lampadine.
Ha dimostrato invece un marcato affanno il ramo food, che ha perso il 6,4%, anche se i dati di affluenza rimangono pur sempre da guinness dei primati: 15,723 milioni di clienti per 6,4 milioni di pasti serviti. Grandi anche i numeri del primo anno di e-commerce in Italia: 12 milioni di giro di affari e 68.000 ordini, per una spesa media di 176 euro e mezzo.
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