Campari cede i soft drink ai danesi di Royal Unibrew (Ceres)
Campari cede i soft drink ai danesi di Royal Unibrew (Ceres)
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Prosegue la razionalizzazione del portafoglio Campari dopo l’accordo per la cessione delle bibite analcoliche alla danese Royal Unibrew, produttore di birra e soft drink e sinonimo, in Italia, di Ceres.
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Passano di mano Lemonsoda, Oransoda, Pelmosoda e Mojito Soda, raggruppate sotto il marchio Freedea e i la gamma di prodotti Crodo, che spazia su acque minerali, chinotto, aranciata amara, acqua tonica, gassosa…
Il perimetro della cessione comprende anche il sito, produttivo e di imbottigliamento, di Crodo, nella provincia Verbano-Cusio-Ossola, la sorgente di acqua e il magazzino.
Il corrispettivo dell'operazione, che verrà formalizzata a fine anno, è di 80 milioni di euro, per un insieme di brand che, nel 2016, ha registrato vendite nette di 32,8 milioni e un margine di contribuzione di 6,3 milioni.
In base agli accordi Royal Unibrew continuerà a produrre alcune bevande di proprietà di Campari, attualmente imbottigliate nello stabilimento di Crodo. Il business venduto - che ha fatto il suo ingresso nel portafoglio della multinazionale italiana nel 1995 - esclude Crodino, che rimane strategico.
“La transazione – si legge in una nota - mostra l'impegno di Campari volto a razionalizzare il portafoglio per aumentare il focus sui brand spirit prioritari. Dall'inizio del 2017 il gruppo ha ceduto attività non strategiche per un valore complessivo di circa 310 milioni di euro”.
Royal Unibrew, società per azioni quotata al Nasdaq Nordic Stock Exchange, è uno dei maggiori operatori nei settori della birra, dei soft drink, dell’acqua minerale, nelle bevande di sidro, negli energy drink e nelle bevande analcoliche a base di malto.
I principali mercati di RU sono Danimarca, Finlandia, Italia e Germania, Lettonia, Lituania ed Estonia, ai quali bisogna aggiungere il Nord America e le nazioni emergenti dell’Africa.
Nell’anno fiscale 2016 Royal Unibrew ha chiuso il bilancio con un fatturato netto di 6.340 milioni di corone danesi (circa 852 milioni di euro), in crescita del 5 per cento.
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