La Francia chiude i grandi centri commerciali
La Francia chiude i grandi centri commerciali
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Se l’Italia dei centri commerciali non ride, visto che anche nelle zone che passano dall’arancione al giallo, come la Lombardia, il Piemonte e il Lazio, i complessi distributivi restano chiusi nei fine settimana – saldi spacciati -, la Francia piange.
È scattato, infatti, da domenica 31 gennaio, su tutto il territorio dell’Esagono il divieto di apertura per gli ‘shopping center non alimentari’ sopra i 20.000 mq di superfice, dove il termine ‘non alimentare’, inteso come a prevalenza non alimentare, abbraccia, di fatto, l’intera rete. Motivazione principale: secondo Parigi questi siti determinerebbero - diversamente dalle high-street - eccessive concentrazioni di pubblico.
Ad annunciare la misura, venerdì 29 gennaio, è stato il primo ministro Jean Castex, che, in conferenza stampa, ha anche spiegato che l’intento del governo è di evitare un terzo lockdown e rafforzare il coprifuoco alle 18, efficace, ma non certo abbastanza.
A questo si aggiunge un pacchetto di limitazioni fra le quali il divieto di spostamento da e per le nazioni non Ue, una serie di restrizioni alla circolazione intracomunitaria e, ancora per la distribuzione, non più di una persona ogni 10 mq nei punti vendita sopra i 400 mq e una ogni 8 per gli altri.
La serrrata, di almeno 4 settimane, introdotta, per inciso, dopo due week end di saldi, con appena 48 ore di anticipo rispetto all’applicazione, senza interpellare i diretti interessati, non ha mancato di sollevare gravissime preoccupazioni, anche perché nei 20.000 mq sono da conteggiare anche le parti non accessibili ai consumatori. In compenso, ha chiarito il legislatore, potranno rimanere aperti tutti gli alimentaristi: Gdo, panetterie, pasticcerie, specialisti dei surgelati, nonché farmacie e parafarmacie, quando presenti.
Il giornale specializzato Lsa, che ha misurato l’ampiezza del nuovo provvedimento, spiega che, facendo i conti sul database ‘Lsa expert’, risulterebbero coinvolti oltre 400 shopping center su un totale nazionale di 836 complessi, più 141 retail park.
Favorevoli, invece, alla nuova normativa le maggiori associazioni dei commercianti, Jacques Creyssel, presidente della Fdc (Federazione del commercio e della distribuzione), interpellato da Agence France presse, ha sottolineato che “questo permetterà alle altre attività di vendita al dettaglio di rimanere aperte, superando il concetto che divide il commercio essenziale da quello non essenziale”.
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