Nonostante una popolazione di quasi 1 miliardo e 400.000 persone – di cui molte però ancora a basso o bassissimo reddito – il network dei centri commerciali cinesi è prossimo alla saturazione, tanto che un terzo di essi verrà chiuso nell’arco dei prossimi 5 anni, mentre i restanti dovranno uniformarsi a standard più moderni.
Il dato emerge da un rapporto dell’Accademia cinese delle scienze sociali (Cass). La Repubblica popolare ha oggi circa 4.000 shopping center, tre volte rispetto agli Usa, ai quali dovrebbero aggiungersene, almeno nelle intenzioni di gestori e promotori, altri 7.000 nei prossimi 10 anni.


L’apparente contraddizione - procedere ulteriormente verso l’eccesso di offerta, per giunta in un clima ben poco propizio - deriva dal fatto che il consumatore locale non trova più attraenti, competitivi e adeguati mall che sono, il più delle volte, obsoleti, nonché livellati negli assortimenti. Da qui la prospettiva di costruirne di nuovi, che abbiano proposte commerciali attraenti e diversificate, capaci di integrare le moderne tecnologie, fondendo on line e off line, con servizi come il clicca e ritira e, al contrario, l'acquisto in negozio di prodotti presenti sul web.


Gli shopping center dismessi, circa 1.300 sono destinati a trasformarsi soprattutto in mercati all’ingrosso o al dettaglio.
E non è tutto. In seguito alla flessione dei consumi e alla recessione in atto, il PCC ha avviato un processo di ristrutturazione economica che prevede la liberazione di nuove energie imprenditoriali a discapito dei ‘rami secchi’.
Sempre secondo dati di ricerca, nel 2012-2015 hanno chiuso i battenti quasi 140 grandi magazzini, oltre 260 supermercati e più di 6.200 negozi di articoli sportivi.