Il post Covid fa benissimo al retail americano che, prima della pandemia, mostrava, invece, gravi cedimenti specie nei settori grandi magazzini e centri commerciali, sia a causa della concorrenza dell’online, sia per una diversa propensione di spesa delle famiglie, le quali avevano allocato budget crescenti su viaggi, vacanze e altri servizi.

A dirlo è il rapporto previsionale di Nrf-National retail federation – la più grande associazione di settore al mondo, attiva nel più importante mercato distributivo planetario quello statunitense appunto, con i suoi 52 milioni di lavoratori e un fatturato di 4.000 miliardi di dollari in media annua.

Per il 2021 Nrf pronostica che le vendite al dettaglio saliranno a doppia cifra, in un intervallo compreso fra il 10,5 e il 13,5% fino a 4,44 trilioni (4.440 miliardi di Usd). E questo nella peggiore delle ipotesi, visto che c’è anche una proiezione più spinta, che quantifica la spesa totale dei consumatori in 4.560 miliardi di dollari, per toccare una variazione positiva massima di 1,13 trilioni, compreso il canale online e gli altri canali alternativi (920 miliardi di dollari di vendite nel 2020).

Le stime Nrf erano ben più pessimistiche in febbraio, anche se parlavano, pur sempre, di una risalita di 6,5 punti sul 2020. Ma ai tempi si accusavano ancora molte incertezze sulla distribuzione dei vaccini, sul possibile tasso di inflazione e su eventuali incentivi tributari.

"L'economia americana e la propensione alla spesa dei consumatori si sono dimostrate molto più resistenti del previsto – spiega il presidente e amministratore delegato di Nrf, Matthew Shay -. La combinazione fra la campagna vaccinale, le agevolazioni fiscali e la capacità inventiva del settore privato, ha rimesso al lavoro milioni di nostri concittadini. Oggi le famiglie sono ancora più sane e si avverte una generalizzata voglia di shopping. La pandemia ci ha ricordato il ruolo cruciale del retail nella nostra vita quotidiana”.

L’associazione prevede anche che il Pil 2021 salirà di 7 punti, rispetto al 5% ipotizzato a febbraio e il capo economista di Nrf, Jack Kleinhenz, nota che quella presente sarà “la crescita più rapida che gli Stati Uniti abbiano sperimentato dal 1984 in poi. La riapertura dell'economia ha impresso un’accelerazione che un anno fa nessuno avrebbe ritenuto possibile”.