Perché Carrefour ha il mal d'Africa
Perché Carrefour ha il mal d'Africa
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Un nuovo Paese, il nono in Africa, entra nella geografia di Carrefour, con la prima apertura in Gabon, dove è stato aperto un Carrefour Market nella capitale, Libreville, il più importante nucleo urbano con i suoi 700.
00 abitanti.
L’operazione è stata portata a termine in partnership con Prix Import, già affiliato Carrefour, che nel 2022 festeggerà i 30 anni e che dispone, a sua volta, di una decina di punti vendita con oltre 1.000 addetti.
Prix intende anche sviluppare localmente la rete dell’ingrosso a libero servizio sotto insegna Supeco, un marchio già presente in altri Paesi del continente, dove del resto il colosso francese è già operativo da tempo, con una rete che copre Algeria, Camerun, Costa d’Avorio, Egitto, Marocco, Uganda, Senegal e Tunisia.
Viene da pensare che l’Africa sia, almeno in prospettiva, un grande polmone compensativo per le multinazionali del retail, dopo le batoste subite in Asia, area dall’enorme potenziale, ma resa difficile soprattutto dalla netta prevalenza degli acquisti online in Cina, Taiwan, Tailandia…
Il Gabon - che ha appena, 2,3 milioni di abitanti su una superficie grande quasi quanto l’Italia - è comunque avvantaggiato sia dalla comunanza linguistica, il francese è l’idioma ufficiale, sia da una forte economia, basata soprattutto sull’esportazione di materie prime chiave, come petrolio, metano, legname… E infatti il Pil, che ha raggiunto nel 2020 l’equivalente di 13,9 miliardi di euro è in continua crescita.
Nonostante un appannamento, sempre nel 2020, dovuto al crollo delle quotazioni del greggio, il prodotto interno lordo è ora in forte risalita per evidenti motivazioni, dovute alla rincorsa delle materie prime, partita proprio dai carburanti.
Grandi notizie, o più che altro rumor, anche a livello internazionale: da alcuni giorni è tornato in voga il tormentone sul possibile matrimonio con Auchan Retail, altra vittima illustre della débâcle asiatica, che porterebbe alla nascita del secondo più grande gruppo distributivo europeo, con un fatturato che, facendo una semplice addizione, supererebbe, al lordo delle sovrapposizioni e di tutte le complessità del caso, 102 miliardi di euro nel 2020, dunque alle spalle di Gruppo Schwarz (125,3 miliardi), ma poco prima di Aldi che, aggregando i rami Nord e Sud, in continuo avvicinamento, ha vendite lorde sui 100 milioni di euro. Sarà la volta buona?
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