I segni della ripresa che, a livello di economia nazionale, hanno cominciato a manifestarsi – grazie soprattutto al crollo del prezzo del petrolio e alla svalutazione del cambio dell’euro – ancora non si scorgono per il calzaturiero, che ha visto aprirsi il 2015 con la conferma delle difficoltà che avevano caratterizzato l’anno precedente.

Nella consueta indagine dell’Ufficio Studi di Assocalzaturifici, nel primo trimestre si ribadisce l’intonazione negativa della congiuntura: la produzione è infatti stimata in calo del 3,5% in quantità e dell’1,8% in termini di valore. Una tendenza negativa che non solo conferma il calo già registrato nel 2014, ma che rappresenta una situazione maggioritaria tra le imprese: 6 aziende su 10, tra quelle intervistate, hanno sperimentato un calo dell’output.

Un dato, questo del primo trimestre, che sembra ricalcare l’andamento della fine dello scorso anno, chiuso con un decremento produttivo che ha portato la produzione nazionale di poco sotto la soglia dei 200 milioni di paia (197 milioni, pari al -2,5% sul 2013), per 7,53 miliardi di euro (+0,8%).

Una conferma, seppure è ancora prematuro dire se si tratta di una tendenza o di un rimbalzo statistico, viene dal numero di occupati, che nel primo trimestre 2015 mostra un saldo attivo di 246 unità (+0,3%), probabilmente favorito anche dall’entrata in vigore delle misure del Jobs Act. Frena poi considerevolmente (-43%) il numero di ore di Cassa Integrazione Guadagni autorizzate nell’Area Pelle, un altro dato positivo, seppure anch’esso prematuro da giudicare.