Folta partecipazione alla 6ª Conferenza Nazionale di Assofranchising alla Camera di Commercio di Milano dov’è stato presentato il consueto rapporto settoriale 2010, “Strutture, tendenze e scenari”, elaborato in collaborazione con l’Osservatorio permanente sul Franchising e Quadrante. Il segretario generale di Assofranchising, Italo Bussoli, ha sottolineato il ruolo della Conferenza e dell’Associazione stessa in un momento cruciale e nel quale ricorrono i suoi primi 40 anni: “Assofranchising, fondata nell’ottobre 1971, ha sempre mantenuto uno stile sobrio, basato più sulla formula del fare che del dire”.
Graziano Fiorelli, presidente di Assofranchising, ha presentato il Focus dell’andamento del comparto distributivo dal titolo “Il 2010 anno severo, il 2011 anno di svolta?”.

Secondo i dati elaborati, il giro d’affari complessivo del franchising nel 2010 si attesta oltre i 22 miliardi di euro, pari a + 1,8% rispetto il 2009. Nel dettaglio, le insegne sono cresciute dell’1,6% e oggi sono 883, mentre i punti vendita sono cresciuti dell’1,3%, per oltre 54.000 negozi. Più positivo  il dato relativo all’occupazione, con un +3,3% di addetti in più rispetto al 2009, un dato molto significativo perché compensa la contrazione subita nel biennio 2008-2009 confermando la capacità del franchising di essere strumento di occupazione e veicolo di inserimento professionale.

Secondo Bernardino Quattrociocchi, dell’Osservatorio permanente sul Franchising dell’Università “La Sapienza” di Roma, il franchising non è soltanto un moltiplicatore di imprese, ma anche di occupazione perché genera posti di lavoro grazie ai punti vendita in franchising. Preoccupazione ha espresso Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, che nel suo intervento ha posto l’accento sulle ipotesi di incremento delle aliquote Iva sui beni di consumo per finanziare semplificazioni e riduzioni dell’Irpef. “Se ciò avvenisse, per il consumatore finale significherebbe un esborso rilevante per acquistare gli stessi prodotti o gli stessi servizi. Una follia per l’Italia, che contribuirebbe a un’ulteriore contrazione dei consumi. Va detto che ora c’è una maggiore prudenza nel valutare incrementi dell’Iva che siamo convinti non vada toccata, mentre occorre invece individuare provvedimenti che siano aperti a maggiori liberalizzazioni di settori ancora protetti e soprattutto alla riduzione delle pastoie burocratiche e amministrative.”

Andrea Zanlari, presidente di Indis Unioncamere ha posto l’attenzione sulla difficoltà di trovare in questi anni di crisi un metodo per rilanciare l’economia e individuare formule per soddisfare le esigenze dei consumatori e degli imprenditori. “Il settore del franchising è in controtendenza perché cresce. A mio avviso il commercio domestico è rappresentato dal mercato dei 15 Paesi dell’Euro, in quanto non ci sono barriere doganali e c’è una moneta unica. In questo ambito il franchising può, per le sue dinamiche, garantire un successo calibrato rispetto ad altre attività commerciali”. Zanlari ha anche commentato la difficoltà a operare in Italia, da quando la riforma del commercio di 12 anni, ha creato venti punti regionali che legiferano in materia in modo autonomo ma sulle quali Indis Unioncamere si è prodigata per tessere una base comune nazionale.  

A Luca Pellegrini, dell’università Iulm di Milano, il compito di fornire le previsioni per il 2011: “Il sentiment è stato realizzato partendo dalle imprese di maggiore dimensione in quanto hanno una maggiore percezione dell’andamento economico rispetto alle altre. Abbiamo chiesto loro di fornirci una loro aspettativa sul primo trimestre del 2011 e una previsione di chiusura  dell’anno in corso. Il fatturato del settore alimentare, che ha chiuso con una leggera crescita il 2010, si aspetta stabilità per il 2011. Il turismo ha subito una chiusura negativa nel 2010, ma si aspetta a fronte di una stabilità di fatturato una leggera crescita delle reti per il 2011. Chiusura 2010 in negativo per il real estate, ma il 2011 si è aperto con buone aspettative di rafforzamento. Stabile anche il 2011 dell’abbigliamento, in crescita l’intimo e la calzetteria, così come quello la ristorazione e i prodotti e servizi specialistici. In leggera flessione l’elettronica di consumo”.  

Secondo Pio De Gregorio, responsabile business intelligence di Centrobanca (Gruppo Ubi Banca) che ha fatto un intervento su “I consumi delle famiglie italiane, tendenze e prospettive” risulta che, in termini reali, i consumi delle famiglie italiane sono allo stesso livello del 2005, così come la crescita del reddito lordo delle famiglie italiane è stata molto modesta, a fronte invece di una crescita annua della spesa per consumi, maggiore del reddito lordo disponibile, determinando una progressiva riduzione della propensione al risparmio.