Dazi, l'accordo Usa-Ue non riduce le preoccupazioni

Dazi, l'accordo Usa-Ue non riduce le preoccupazioni
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Dopo l’annuncio dell’intesa sui dazi tra Trump e l’Unione Europea, non si sono fatte attendere le reazioni delle associazioni di categoria, che confermano le preoccupazioni per gli impatti che le decisioni avranno sull’export dei prodotti made in Italy e auspicano un ulteriore confronto con gli Usa e un intervento concreto a sostegno delle imprese colpite.
- Centromarca, contrazioni export pari a -7,7% a valore
- Italmopa, colpite le farine, ma anche pasta, biscotti e altri lievitati
- Preoccupazioni (anche) per l’import
- Salumi, a rischio il terzo mercato di destinazione
- Assica, la stima delle perdite si aggira sui 25 milioni di euro
- Confcommercio, un passo avanti ma la preoccupazione resta
Centromarca, contrazioni export pari a -7,7% a valore
Attraverso le parole del direttore generale Vittorio Cino, Centromarca fa sapere che «il dazio del 15% applicato dagli Stati Uniti si tradurrà in una contrazione delle esportazioni italiane dei beni di largo consumo pari a 767 milioni di euro con un impatto del -7,7% a valore. Il nostro export esce senza dubbio penalizzato dalla decisione della Casa Bianca e Centromarca continuerà a intervenire in tutte le sedi, affinché la negoziazione prosegua. L’importante lavoro diplomatico, a livello europeo e italiano, ha consentito di scongiurare l’applicazione dell’aliquota del 30%, che avrebbe avuto effetti devastanti sulle nostre industrie alimentari e non food, riducendo di 1 miliardo e 700 milioni di euro un export che vale 9,9 miliardi di euro (stima Nomisma, 2024). Spazi di manovra ci sono e crediamo che un nuovo accordo possa essere raggiunto”.
Italmopa, colpite le farine, ma anche pasta, biscotti e altri lievitati
Anche Italmopa ha ribadito la profonda preoccupazione del comparto molitorio italiano: «È opportuno in primis ricordare che la comunicazione del presidente Trump appare finalizzata ad aprire un’ulteriore fase della trattativa e ci auguriamo che, a fronte del rischio di un’escalation di una guerra commerciale alimentata da reciproche e crescenti ritorsioni, prevalga la volontà di privilegiare un approccio di natura negoziale – evidenzia Vincenzo Martinelli, presidente di Italmopa –. In caso contrario, l’industria molitoria sarebbe pesantemente colpita sia direttamente, con l’applicazione di dazi sulle nostre farine e semole esportate verso gli Stati Uniti, sia indirettamente perché i dazi saranno comminati anche ad altri prodotti del made in Italy alimentare, come la pasta alimentare o i prodotti della biscotteria e i lievitati, per i quali le farine e le semole risultano essere l’ingrediente principale».
Preoccupazioni (anche) per l’import
Per Italmopa le difficoltà sono doppie, perché «le possibili contromisure comunitarie nei riguardi degli Usa prevedono l’applicazione di dazi sull’importazione di frumento tenero e di frumento duro, ovvero di materie prime delle quali siamo strutturalmente e fortemente deficitari – prosegue Martinelli –. Le nostre importazioni dagli Stati Uniti riguardano, peraltro, frumento di altissima qualità, circa mezzo milione di tonnellate nel 2024, non reperibile nelle quantità adeguate sul mercato nazionale o comunitario e pertanto difficilmente sostituibile».
Salumi, a rischio il terzo mercato di destinazione
L’annuncio dell’imposizione di nuovi dazi del 15% sui salumi europei da parte dell’amministrazione Trump rischia di mettere in crisi uno dei mercati più strategici per il settore italiano: gli Stati Uniti, che nel 2024 si sono confermati come terza destinazione per l’export di salumi made in Italy, con oltre 20.000 tonnellate esportate (+19,9%) e un giro d’affari di 265 milioni di euro (+20,4% rispetto al 2023).
«Gli Stati Uniti si sono dimostrati negli ultimi anni un mercato dinamico e in crescita per i salumi italiani. Oggi però, con l’introduzione di queste nuove barriere, temiamo un brusco rallentamento, che potrebbe riportarci ai livelli di esportazione del 2022 – ha aggiunto Beretta –. Per un settore già messo a dura prova da crisi sanitarie e ostacoli commerciali, questa misura rappresenta un ulteriore colpo da assorbire», commenta Lorenzo Beretta, presidente di Assica.
Assica, la stima delle perdite si aggira sui 25 milioni di euro
A complicare ulteriormente il quadro contribuisce il persistente indebolimento del dollaro, che riduce la competitività dei prodotti italiani sul mercato statunitense. Se il tasso di cambio dovesse rimanere su livelli sfavorevoli, si stima una possibile contrazione dell’export verso gli Usa fino al 10%, con una perdita potenziale di circa 25 milioni di euro per il comparto. Per questo, il presidente rinnova l’appello alle istituzioni italiane ed europee per un confronto urgente con le autorità statunitensi e l’adozione di misure concrete per supportare le imprese colpite e difendere la competitività del Made in Italy a livello globale.
Confcommercio, un passo avanti ma la preoccupazione resta
Riccardo Garosci, vicepresidente di Confcommercio con incarico all’internazionalizzazione, in occasione del confronto sui dazi con il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha dichiarato che l’accordo è «un importante passo avanti perché siamo usciti dalla fase dell’incertezza che rende meno negativa la visione di insieme, anche se l’impatto sull’export italiano rimane preoccupante, così come il contraccolpo che ci arriva dagli altri Paesi importatori. Attendiamo dettagli il prossimo 1° agosto per alcune merceologie che ci riguardano da vicino, soprattutto food e beverage, dove potranno pesare i buoni rapporti tra il presidente Trump e la premier Meloni e la passione del mercato Usa per il nostro turismo, i nostri cibi e vini. Da subito servono sostegni e compensazioni per le imprese colpite».