Primo semestre in crescita e secondo in equilibrio. Per la fine dell’anno in corso, NielsenIQ stima una crescita del largo consumo (omnichannel) del 2,6% a valore. Mentre nel 2026 le difficoltà dovrebbero ridursi e replicare il +2,6% dell’anno prima, di cui l’1,6% per l’aumento dei prezzi e l’1% per quello dei volumi.
In questo scenario, secondo le elaborazioni del Centro studi Centromarca, l’Industria di marca registrerà una crescita di circa 2 punti percentuali, continuando a detenere una quota di mercato tra le più elevate in Europa, pari al 68,1% nell’omnichannel e il 76,7% solo nei canali iper, super e libero servizio. Questi i principali dati emersi oggi nel corso di un incontro stampa promosso da Centromarca a Milano.
Quadro regolatorio
“La marca - ha detto Francesco Mutti, presidente dell’associazione che unisce 200 imprese - rappresenta oltre due terzi della quota di mercato in Italia, ma deve fare i conti con la riduzione del potere d’acquisto degli ultimi anni. Tuttavia la crescita dei salari e il calo dell’inflazione ridaranno potere d’acquisto alle famiglie”.
Mutti ha però rilanciato la necessità che l’Italia investa avendo “una visione strategica per recuperare efficienza e continuare a essere il paese della grande eccellenza. Questa deve sostenuta da un quadro regolatorio chiaro che garantisca correttezza competitiva e tuteli la proprietà intellettuale”.
Per questo Centromarca “ha presentato al Governo un documento 14 punti che, a gennaio, ufficializzerà al ministero dell’industria - è intervenuto il dg di Centromarca Vittorio Cino -. Sono tutti provvedimenti a costo zero o già finanziati dal Pnrr e che andrebbero a beneficio di tutta la filiera”. Alcuni punti si riferiscono alla completa digitalizzazione dei documenti, alla semplificazione delle regole fino a interventi sulla logistica”.
Una voce sopra le righe
Al centro del meeting con la stampa anche la svolta dell’ex Carrefour, ora controllata dal gruppo Princes: ha comunicato ai fornitori che da gennaio entrerà in vigore un modello di fatturazione net-net, senza extra-fatture né contributi di primo o secondo livello. Mutti ha detto che “questa non può essere una scelta univoca ma una delle varie opzioni a disposizione delle aziende”. E ha concluso che quella di Princes “è solo una voce un po’ urlata. Per fare il distributore serve una cultura profonda, difficile che un industriale possa improvvisarsi distributore".
Infine, sulla reale innovazione realizzata dall’industria di marca, Cino ha sottolineato che il tema è stato oggetto di discussione nel recente meeting di Centromarca ad Assago “e conquisterà una posizione centrale nei prossimi confronti”.
Marca e Mdd
Secondo Circana, nel primo semestre 2025, la marca del distributore ha registrato una crescita del 4,7% a valore, superando la performance del largo consumo confezionato (+3,8%).
Si tratta di un colpo d’acceleratore della Mdd? “No - ha risposto Stefano Cini, direttore commerciale di NielsenIQ - perché nel secondo semestre la Mdd ha rallentato. Comunque la Mdd è trainata da piccole categorie nonché dai retailer emergenti che l’hanno adottata in ritardo. Il grosso del valore è prodotto dalla marca”.
Cini ha poi concluso ricordando che la Mdd varia molto a seconda dei retailer: per esempio, Conad ha il 33% ma per Selex e VéGè incide solo per il 13%.
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