L'Ue boccia la normativa sul Made In

L'Ue boccia la normativa sul Made In
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Bruxelles ha bocciato la normativa sull'etichettatura dei prodotti. D'ora in avanti, in pratica, la scritta "Made in" sarà facoltativa. Dopo sette anni di pressioni, interventi, allarmi italiani sull'invasione dei prodotti a basso prezzo e sulla necessità di proteggere le produzioni di qualità europee, la Commissione Ue ha cassato la proposta di regolamento n. 611 del 2005, che prevedeva, appunto, di imporre l'etichettatura di origine su i prodotti.
Una decisione che favorisce il libero mercato e la volontà di quei Paesi, come Germania, Gran Bretagna e Scandinavia, che non hanno alcun interesse a tutelare le produzioni di qualità, essendo estranei di fatto al fenomeno della contraffazione ma che penalizza pesantemente produttori e consumatori del resto d’Europa, in particolare di Italia, Francia e Spagna che hanno dovuto incassare una pesante sconfitta.
E pensare che solo due anni fa, nel 2010, Bruxelles si era espressa a favore del marchio di origine, definendolo una condizione necessaria «per dare maggiore tutela ai consumatori e consentire alle imprese di affrontare ad armi pari i concorrenti».
Ora invece, a quanto pare, il clima è cambiato e la cordata di Paesi che sostenevano l’etichetta del "made in" non può che prenderne atto. Esultano, chiaramente in silenzio, tutti gli imprenditori, che fanno produrre in Paesi arretrati nascondendosi poi dietro a un marchio famoso o "di qualità".
Una decisione che favorisce il libero mercato e la volontà di quei Paesi, come Germania, Gran Bretagna e Scandinavia, che non hanno alcun interesse a tutelare le produzioni di qualità, essendo estranei di fatto al fenomeno della contraffazione ma che penalizza pesantemente produttori e consumatori del resto d’Europa, in particolare di Italia, Francia e Spagna che hanno dovuto incassare una pesante sconfitta.
E pensare che solo due anni fa, nel 2010, Bruxelles si era espressa a favore del marchio di origine, definendolo una condizione necessaria «per dare maggiore tutela ai consumatori e consentire alle imprese di affrontare ad armi pari i concorrenti».
Ora invece, a quanto pare, il clima è cambiato e la cordata di Paesi che sostenevano l’etichetta del "made in" non può che prenderne atto. Esultano, chiaramente in silenzio, tutti gli imprenditori, che fanno produrre in Paesi arretrati nascondendosi poi dietro a un marchio famoso o "di qualità".
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