Ddl concorrenza: senza liberalizzazioni l'Italia non cresce
Ddl concorrenza: senza liberalizzazioni l'Italia non cresce
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Qualche giorno fa la Confesercenti ha fotografato il momento economico rispetto alla crisi con estrema lucidità: "L'Italia sembra aver archiviato la fase più difficile della crisi ma è rimasta congelata in una fase di stabilizzazione dei livelli di attività senza che vi siano le premesse per un'accelerazione a breve".
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"Ed anche la tanto richiesta di flessibilità sui bilanci, importante per l'Italia a breve, non sembra davvero in grado di costituire una base per una crescita più spinta".
Serve lanciare messaggi più convincenti, serve far capire che si vuole davvero "cambiare passo" pensando innanzitutto alla tutela dell'interesse generale, occorre convincere mercati e UE che gli interessi corporativi non possono più entrare nelle scelte strategiche di questo Paese.
Una magnifica e immediata occasione per Governo e Parlamento è data dal ddl concorrenza.
Se la legge per la concorrenza che ne uscirà sarà priva di veti e condizionamenti e guarderà ai reali interessi dei consumatori, incrementando, al contempo, nuove opportunità d'investimenti, lavoro e risparmio, allora il segnale sarà convincente e gli attori internazionali se ne accorgeranno.
Cartina al tornasole di questo cambiamento di rotta, indipendentemente dalle dimensioni del mercato, è la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, se saranno liberalizzati i farmaci con obbligo di ricetta pagati direttamente dai cittadini, allora potremmo dire di aver archiviato lobby e corporazioni.
Nessun valido motivo lo impedisce, solo i veti di chi vede nella protezione di alcuni privilegi medioevali un bacino elettorale,
Governo e Parlamento abbiano il coraggio di cambiare rotta. Se così non sarà diventerà difficile chiedere maggiore elasticità nei bilanci per crescere con una maggiore velocità, i fatti saranno lì a smentire le parole.
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