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Spreco alimentare: cresce l’attenzione degli italiani

Spreco alimentare: cresce l’attenzione degli italiani
Spreco alimentare: cresce l’attenzione degli italiani

Spreco alimentare: cresce l’attenzione degli italiani

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Claudia Scorza

di Claudia Scorza

In occasione della Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari, che si celebra il 29 settembre, Babaco Market, servizio di e-grocery 100% made in Italy di prodotti alimentari fuori dall’ordinario che combatte lo spreco alimentare per una spesa sostenibile, invita a riflettere sul rapporto tra italiani, spreco di cibo e spesa sostenibile, presentando i dati esclusivi emersi dalla seconda edizione dell’osservatorio commissionato a Bva-Doxa.

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Dall’indagine 2023 risulta una sostanziale stabilità nella forte consapevolezza degli italiani in merito al tema dello spreco alimentare globale. Il 96% dei rispondenti, infatti, dichiara di averne una chiara percezione e ritiene importante agire come collettività per arginare il fenomeno (il 97% pensa sia fondamentale il raggiungimento degli obiettivi Onu 2030), ma solo il 41% ne conosce la reale entità, segno di quanto sia importante continuare a parlare e a sensibilizzare su queste tematiche.

A conferma di questi dati, rimane stabile, rispetto al 2022, anche la percentuale di chi è a conoscenza dell’impatto che lo spreco alimentare ha in termini di emissioni di gas serra che agiscono sul surriscaldamento globale (77%), ma in leggero calo rispetto al 2022 la quota di chi ne ha piena conoscenza (-4 p.p. vs 2022).

Un elemento di novità che emerge è l’elevata percezione del legame tra cambiamenti climatici e spreco alimentare: 9 italiani su 10 ritengono che le sempre più frequenti calamità naturali abbiano un impatto sulle produzioni, causando perdite agricole e conseguente spreco alimentare, reso chiaro agli occhi della popolazione a seguito dei recenti disastri avvenuti anche sul territorio italiano.

Inoltre, rispetto al 2022, si attesta una decrescita di attenzione nei consumi e nella preparazione dei cibi: anche se il 78% degli italiani dichiara di prestare molta attenzione e di non buttare quasi mai cibo, quasi un quarto dei rispondenti ammette di sprecare cibo per la scarsa attenzione.

Il 57% ha dichiarato di aver riscontrato almeno un episodio di spreco alimentare domestico nell’ultimo mese. Le cause sono riconducibili alla mancanza di attenzione alla data di scadenza o al deterioramento degli alimenti (59% con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2022); alla conservazione poco adeguata dei prodotti nei punti vendita (28%); al fatto che si tende a comprare troppi alimenti (16%) o in formati troppo grandi (16%) e, infine, perché vi è la tendenza a cucinare cibo in eccesso (14% con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2022). Verdura e frutta fresca si confermano anche per il 2023 le prime due tipologie di alimenti soggetti allo spreco alimentare.

Tra le principali azioni anti-spreco attuate dagli italiani, invece, l’indagine annovera l’interesse molto positivo nei confronti degli acquisti in grado di facilitare una spesa sostenibile: 2 italiani su 3 gradirebbero particolarmente fare una spesa antispreco e sostenibile. Attualmente, però, 1 italiano su 2, non trova facilmente fattibile una spesa sostenibile attraverso i canali abituali (tra i principali ostacoli, per il 75% dei rispondenti il tempo e lo sforzo extra richiesto, la disponibilità di punti vendita, la localizzazione dei negozi, la modifica delle proprie abitudini consolidate).

L’86% dei rispondenti ha inoltre l’impressione che la maggior parte della Gdo non venda prodotti prossimi alla scadenza o con confezioni/etichette rovinate, facendo sì che una grande quantità di prodotti rischi di essere sprecata.

Il 54% degli intervistati si dichiara comunque molto interessato a fare la spesa online da aziende che supportano l’antispreco, la sostenibilità e le eccellenze del territorio. Infine, per il 39% degli italiani una spesa alimentare più virtuosa si caratterizza per prodotti antispreco, eccellenze del territorio (28%), sostenibili a livello ambientale (24%) e a livello sociale (9%).

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