di Claudia Scorza

Le questioni legate al cambiamento climatico, l’impatto ambientale e la sostenibilità si stanno facendo strada anche sul posto di lavoro e influenzano le decisioni dei dipendenti. Secondo una ricerca di Ibm, una persona su tre, nel cambiare impiego, ha accettato una riduzione dello stipendio del 28% pur di lavorare per una realtà più sostenibile. Le aziende, tuttavia, non sembrano condividere lo stesso entusiasmo dei collaboratori e ammettono che gli obiettivi commerciali hanno comunque la precedenza in tempi di crisi economica.

Anche l’Italia non fa eccezione: i risultati di uno studio condotto da Deloitte rivelano che il 64% dei dipendenti lavora più volentieri nelle organizzazioni con impatto ambientale positivo e circa uno su quattro si dichiara disponibile a cambiare l’attuale datore di lavoro per uno più attento alla sostenibilità, anche a fronte di una riduzione della retribuzione.

Pur sapendo che implementare programmi a favore della sostenibilità è ormai una necessità non negoziabile, è evidente che le aziende sono alquanto restie a trasformare i propositi in azioni.

Secondo un recente studio condotto da Cornerstone, principale fornitore di soluzioni per la talent experience, la richiesta di contenuti formativi in materia di responsabilità aziendale e sostenibilità sul lavoro da parte dei dipendenti è aumentata del 100% tra il 2021 e il 2022.

«La scoperta più rilevante del nostro report sui trend è che i dipendenti chiedono espressamente contenuti per il self-directed learning», afferma Mark Lamswood, regional director content di Cornerstone. «La domanda c’è già e non serve motivare le persone: sono già motivate. Ora spetta alle aziende intervenire fornendo risorse in grado non solo di educare i dipendenti alla sostenibilità sul posto di lavoro, ma anche di supportarli nei loro cambiamenti personali e nella creazione di un contesto professionale più attento all’ambiente».

Stando ai risultati, è chiaro che le aziende dovrebbero ascoltare la voce dei dipendenti e attivarsi per allineare i propri valori all’etica del personale. E il primo passo per innescare un cambiamento è proprio la formazione.

Secondo Cornerstone, i contenuti dedicati alla sostenibilità si possono suddividere in tre macro-argomenti, che rispecchiano i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Il primo riguarda le pratiche ambientali, come l’energia pulita e accessibile o il consumo e la produzione responsabili. Il secondo copre tematiche di ordine sociale, come il benessere e la parità di genere, mentre il terzo si concentra sulle responsabilità della governance e, in particolare, sulla crescita economica e l’innovazione.

Oltre a rilevare un aumento nella domanda di contenuti formativi sul tema della sostenibilità, lo studio di Cornerstone prevede anche che, nei prossimi anni, questo tipo di risorse sarà talmente richiesto da eclissare tutte le altre priorità di apprendimento.

«Uno dei motivi dietro a questo boom annunciato – prosegue Mark Lamswood – è che l’argomento della sostenibilità si intreccia con altre esigenze sempre più sentite sul posto di lavoro, come il benessere dei dipendenti. Si ritiene infatti che preoccupazioni ambientali e salute mentale siano direttamente collegate». Un recente studio rivela che la crisi climatica attuale è motivo di ansia e sconforto soprattutto per le nuove generazioni e che più del 70% dei giovani nutre poche speranze a riguardo. Di conseguenza, oltre il 93% dei dipendenti ritiene che fare la propria parte per il clima sul lavoro sia importante per il proprio benessere.

Invertire l’impatto collettivo sull’ambiente – e affrontare le conseguenze che esso ha sul benessere dei dipendenti – è un investimento a lungo termine. I piccoli cambiamenti portano a successi immediati, ma le aziende non devono perdere di vista il quadro generale. I contenuti di formazione a tema sostenibilità stimolano il dialogo sull’eco-ansia tra collaboratori e datori di lavoro e aiutano ad affrontare la questione con sguardo più ottimista.

Il 67% della popolazione mondiale è convinto che i costi indotti dai cambiamenti climatici saranno di gran lunga superiori a qualsiasi investimento richiesto per attuare la trasformazione ecologica. Le imprese non possono permettersi di ignorare gli effetti delle loro attività e decisioni sull’ambiente proprio quando i dipendenti si impegnano con grande consapevolezza per ridurre il loro impatto.