Il 20,2% del campione - rappresentativo di circa 2.240.000 imprese attive nei settori del commercio all’ingrosso, commercio al dettaglio, pubblici esercizi e servizi - reputa il grado di tecnologia nella propria azienda molto basso. In una scala da uno a sette, infatti, il voto assegnato è stato uno, mentre per il 53,6% delle aziende intervistate il giudizio sale a cinque.
Un dato significativo per comprendere la penetrazione degli strumenti tecnologici nella piccole e micro imprese del nostro Paese è quello relativo ai computer installati. Un numero ancora rilevante di aziende, oltre il 26%, dichiara di non possedere un pc mentre più del 57% ne ha uno, o al massimo due.
Fra i quattro settori merceologici i servizi e il commercio all’ingrosso dimostrano di avere un livello tecnologico più avanzato: le aziende con almeno un pc sono infatti rispettivamente l’84,5% e il 91,8%. Il commercio al dettaglio è invece il più arretrato (55,3%).
Più della metà delle aziende dichiara invece di non avere un server, solo il 12,8% utilizza i palmari e oltre il 40% le stampanti. Nove aziende su dieci fanno uso del fax, le fotocopiatrici hanno una penetrazione del 78,3% e il 64,8% del campione possiede almeno una linea di telefonia mobile per lo svolgimento della propria attività imprenditoriale.
Per quanto riguarda il software si rileva il predominio di Microsoft e del sistema operativo Windows. Il 90,7% dei possessori di pc è dotato di un programma office di videoscrittura e l’81,7% di fogli elettronici. Meno utilizzati invece i programmi per le presentazioni (posseduti dal 35% delle aziende) e quelli per i database (22%).
Il 68,7% delle aziende è connesso alla rete e nella maggior parte dei casi (78,8%) si tratta della banda larga, mentre il modem analogico sta praticamente scomparendo (solo il 5,2%).
Oltre 1/3 delle aziende dispone di un sito internet: esiste comunque una netta differenza fra le ditte individuali, che sono al di sotto della media con una percentuale del 31,4%, e quelle con un numero di addetti tra i 20 e i 49, che raggiungono la più alta penetrazione con una percentuale del 78,8%.
All’interno di ogni settore merceologico le imprese sono state riunite in tre differenti gruppi: low-tech, quelle più in ritardo tecnologicamente, medium-tech, quelle mediamente tecnologiche, e high-tech.
Secondo questa distinzione oltre la metà delle imprese operanti nel commercio al dettaglio è low-tech e il livello alto è raggiunto solo dal 15,5%. Nei pubblici servizi invece può essere classificato come medium-tech il 50,4% delle aziende, mentre è high-tech solo il 9,5%. Commercio al dettaglio e pubblici esercizi risultano quindi i meno propensi all’utilizzo di tecnologie.
Mentre in questi due settori, infatti, la variabile discriminante è la presenza di un pc o di un collegamento a internet, nel settore dei servizi e del commercio all’ingrosso queste condizioni sono scontate. Fanno quindi la differenza la presenza di un server e l’utilizzo della tecnologia in modo più intenso e strategico.
Nei servizi il 53,2% delle aziende è classificabile come medium-tech e il 36,7% è low-tech. Sale invece al 24,6% la percentuale di aziende ritenute high-tech nel commercio all’ingrosso e al 30,1% quelle medium.
Per quanto riguarda infine la ripartizione per aree geografiche, alla sostanziale stabilità di Nord ovest, Nord est e Centro si contrappone il Sud caratterizzato da una maggiore presenza di aziende low-tech.