Rapporto Coop: la nuova realtà post pandemia
Rapporto Coop: la nuova realtà post pandemia
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Presentata l’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2021 – Economia, Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gfk, Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Npd, Crif, Tetra Pak Italia.
L’edizione 2021 del Rapporto è tutta orientata a descrivere la situazione della nuova realtà post Covid e per fare questo, oltre alle fonti di solito utilizzate, si è avvalsa di due diverse survey intitolate "Reshaping the future" e condotte entrambe nello scorso mese di agosto.
Dopo la peggiore crisi di tutti i tempi, la migliore ripresa di sempre. Le variazioni del Pil mondiale tutte al rialzo si attestano su un +6% nel 2021 ma continuano in positivo anche negli anni a venire (+4,9% nel 2022 e +3,5% nel 2023). Corre più veloce di tutti la Cina in un mondo multipolare in cui gli Usa sembrano abdicare al loro storico ruolo di potenza egemone e offrono anche all’Europa la chance di diventare soggetto stabilizzatore nella costruzione dei nuovi equilibri geopolitici tra i molti protagonisti regionali emergenti.
In Europa e nel mondo, l’Italia vive una seconda giovinezza: cresce più in fretta delle aspettative (il balzo in avanti del Pil potrebbe sfiorare il 6%), trascinata dall’export che ha già superato i livelli pre-Covid e dalla riconversione digitale della propria manifattura. Gode, soprattutto, di un nuovo e inatteso momento di favore internazionale grazie ai recenti, molteplici successi sportivi e musicali, ma anche alla buona gestione della pandemia e soprattutto all’effetto autorevolezza generato dalla premiership di Mario Draghi. Durante gli Europei di calcio le ricerche on line associate alla parola “Italia” sono cresciute di un +211% e l’Italia resta in testa alle wish destination mondiali.
Il 60% della business community internazionale si dichiara convinto di una maggiore attrattività del Paese nei prossimi 3 anni e il 48% lo ritiene una possibile destinazione dei propri investimenti futuri. Anche per questi nuovi riconoscimenti, l’86% degli intervistati si dichiara orgoglioso di essere italiano. E cresce anche la fiducia dei nostri connazionali nell’Europa e nell’Ue (oggi al 44% tra i valori più bassi nell’Ue ma il più alto fra gli italiani da marzo 2011, quindi negli ultimi 10 anni).
Il ritorno alla crescita, in Italia e nel mondo, ripropone con forza la stringente necessità di una grande rivoluzione verde a livello globale (44 sono i paesi che si sono impegnati con leggi, protocolli, documenti nel 2021 rispetto ai 22 di appena 2 anni fa) per la quale sembra esaurirsi il tempo a disposizione, tanto da far temere l’innescarsi di nuove tensioni geopolitiche dovute alla diminuzione delle risorse naturali disponibili (lo teme l’80% degli executive intervistati). Lo scetticismo (il 77% del campione) nella possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati in fatto di inquinamento e cambiamento climatico va di pari passo con la consapevolezza che proprio il rispetto dell’ambiente e l’innovazione sono oramai guide irrinunciabili.
Il nuovo “think positive” degli italiani, tuttavia, dipende più dalla rinnovata consapevolezza “delle cose importanti della vita” (45% degli intervistati) che da un concreto cambiamento delle proprie condizioni. Guardando un po’ più sotto la superficie compaiono anche segnali diversi. In primo luogo, sono rimaste le ferite sia fisiche che mentali della pandemia, l’inquietudine da long Covid ha generato ansia, insonnia, depressione e disturbi alimentari. Inoltre, sono 27 milioni gli italiani che ancora nel 2021 sono stati costretti a fare delle rinunce vivendo situazioni di disagio quotidiano, 18 milioni coloro che ne prevedono il perdurare nel tempo e 5 milioni coloro che temono il protrarsi di sacrifici in ambito alimentare. Non solo questo, ma anche questo, spiega come mai a fronte del dichiarato ottimismo e dell’alone cool che circonda l’Italia non corrisponderà nell’immediato una rapida ripresa dei consumi. D’altronde in quell’auspicato rimbalzo in avanti a rimanere al palo è proprio l’occupazione che cresce sì ma troppo lentamente (+1,8% nel primo semestre 2021).
È, inoltre, l’era dell’hybrid work e della mobilità ibrida, con la digitalizzazione diventata un’abitudine con l’e-commerce che pur rallentando continua la sua crescita (la previsione segna un +18% nel 2021 rispetto al +45% di un anno fa). Specchio e metafora dei cambiamenti degli italiani, anche la tavola si colora di verde. Compare la nuova tribù alimentare dei climatariani, il vegetarianesimo fa proseliti anche in chi non è propriamente veg, ma cerca solo una alternativa proteica alla carne. La food revolution è già in corso. Gli investimenti in pietanze e bevande di prossima generazione ammontano a 6,2 miliardi e tra le new entry sulle tavole degli italiani da qui a 10 anni cibi a base vegetale con il sapore di carne, alimenti a base di alghe, farina di insetti e anche la carne coltivata in vitro. Mentre la grande distribuzione è stretta fra la morsa dei prezzi e l’inevitabile reinvenzione del proprio modello di business.
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