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Parmigiano reggiano, vendite al consumo a 3,2 miliardi. Brilla l'export

Parmigiano reggiano, vendite al consumo a 3,2 miliardi. Brilla l'export

Parmigiano reggiano, vendite al consumo a 3,2 miliardi. Brilla l'export

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Emanuele Scarci

Ottimo il 2024, debole l’avvio del nuovo anno. L’anno scorso il giro d’affari al consumo del Parmigiano reggiano ha toccato il massimo storico di 3,2 miliardi di euro, +4,9%. Le vendite a volume (+9,2%) sono state sostenute da un andamento positivo dell’Italia (+5,2%) e, soprattutto, dell’export (+13,7%).

Nel primo trimestre del 2025 invece il dato è negativo per il 2,3% “per l’assestamento fisiologico e anche la carenza di prodotto” ha detto il presidente del Consorzio Nicola Bertinelli durante la presentazione dei dati economici. Mentre le quotazioni medie di aprile alla produzione si sono portate sul massimo storico: 13 euro/kg.

Canali, svetta la Gdo

Nel complesso la quota Italia si attesta al 51,3% (osservatorio sell-in Nielsen). Per quanto riguarda i canali distributivi, la Gdo rimane il primo (65%), seguita dall’industria (18%) e dall’Horeca che con il 7% rimane fanalino di coda ma con potenziale di sviluppo. Il restante 10% è distribuito negli altri canali di vendita, in particolare nelle vendite dirette dei caseifici che rappresentano il 5,5% del totale.

Sul fronte dell’export, gli Usa sono il primo mercato con una quota del 22,5%, seguiti da Francia (20,4%), Germania (14,2%) e Regno Unito (10,7%).
Imponenti gli investimenti in marketing e comunicazione del 2024: 28,4 milioni. Nel 2025 quelli destinati agli Stati Unti raddoppieranno: 5,2 milioni.

Futuro sempre più all’estero

Bertinelli ha sottolineato che “nel prossimo futuro, dovremo sempre più investire sulla crescita nei mercati esteri, che rappresentano il futuro della nostra Dop e che dovranno arrivare al 70-80% di quota. In questo scenario, gli Usa svolgono un ruolo fondamentale. L’aumento dei dazi sul Parmigiano reggiano è una notizia che di certo non ci ha rallegrato, ma il nostro è un prodotto premium e l’aumento del prezzo non porta automaticamente a una riduzione dei consumi. Lavoreremo per cercare, con la via negoziale, di fare capire per quale motivo non ha senso applicare dazi a un prodotto come il nostro che non è in reale concorrenza con i parmesan americani”.

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