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Il 40% dei retailer aumenta gli investimenti in sostenibilità

Il 40% dei retailer aumenta gli investimenti in sostenibilità
Mario Resca, presidente di Confimprese

Il 40% dei retailer aumenta gli investimenti in sostenibilità

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redazione

I retailer hanno adottato nel corso del 2024 soluzioni di efficientamento energetico. Lo ha fatto la totalità degli operatori della ristorazione, il 93% di abbigliamento-accessori e il 92% di altro retail (casa-arredo, entertainment, ottica, servizi, elettronica di consumo). Il secondo punto importante riguarda gli investimenti, che nel 2024 si sono concentrati sul prodotto e sulla relazione con clienti e dipendenti, e che sono previsti in aumento nel 2025 per circa il 40% dei retailer, soprattutto nel settore abbigliamento-accessori.

Riguardo l’ambiente i trend futuri si concentreranno su riduzione consumi e riciclo per abbigliamento-accessori e altro retail, mentre per la ristorazione alla riduzione dei consumi si affianca la gestione dell’acqua e l’ottenimento delle certificazioni di sostenibilità. Sono queste alcune delle evidenze emerse dalla ricerca "Trend di sostenibilità nel retail" condotta da Global Strategy per Confimprese e presentata nel corso del quarto convegno "Retail & sostenibilità" su un campione composto per il 34% da aziende appartenenti al settore abbigliamento-accessori, per il 29% da ristorazione e per il 37% da altro retail.

Inoltre, sempre più aziende hanno aderito alla campagna "Siamo aperti al risparmio energetico" promossa da Confimprese con il patrocinio del Comune di Milano e sostenuta dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Oltre un terzo dei retailer, con una punta del 50% del settore abbigliamento-accessori, ha dichiarato che provvederà a una migliore gestione della chiusura delle porte per migliorare il risparmio energetico, mentre come seconda soluzione è indicata l’automatizzazione nella gestione degli impianti, soprattutto nella ristorazione.

«Si tratta di un buon punto di partenza verso gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 – afferma Mario Resca, presidente di Confimprese – il cui raggiungimento desta ancora molte preoccupazioni anche alla luce delle azioni adottate dall’amministrazione Trump che indicano un'inversione rispetto agli sforzi precedenti per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l’energia pulita, focalizzandosi invece sul rafforzamento delle industrie dei combustibili fossili e sulla riduzione degli impegni internazionali in materia ambientale. In realtà, la sostenibilità non è solo un obbligo strategico per il retail, ma ha anche un valore etico e sociale. In questo senso Confimprese ha intrapreso un percorso di inclusione lavorativa grazie agli accordi con Unhcr per l’accoglienza dei rifugiati e all’avvio di esperienze di collaborazione tra imprese, Casa di reclusione Milano-Bollate e San Patrignano».

Consumatori favorevoli alle "porte chiuse"
Sono gli stessi consumatori a dichiararsi favorevoli alle porte chiuse dei negozi. Il 62,2% delle famiglie dichiara che mantenere le porte di ingresso di un negozio chiuse in orario di apertura non sia un fattore che rende meno attrattivo il negozio stesso, ma al contrario rappresenti un incentivo a fare acquisti. Solo il 10,6% ritiene invece che lo sia, in calo di 7 punti nell’ultimo anno. L’applicazione di misure di efficientamento energetico in negozio è l’aspetto più citato dai consumatori in ottica di rendere i punti di vendita maggiormente sostenibili (39,7%, dati Innovation Team Cerved per Confimprese).

Protocollo d'intesa con Conclima
Sul fronte sostenibilità energetica Confimprese ha siglato un protocollo d’intesa con Conclima-Sgr Efficienza Energetica, azienda attiva nei sistemi di efficientamento energetico che si avvale delle soluzioni tecnologiche di Schneider Electric e Clivet, per rendere disponibili ai 490 marchi commerciali rappresentati da Confimprese, il know how e le tecnologie di Gruppo Sgr. I tre gruppi rappresentano nel loro insieme oltre 40 miliardi di fatturato.

Abbigliamento-accessori spinge sulla sostenibilità
Dalla ricerca Confimprese emerge un altro dato rilevante. È il comparto di abbigliamento-accessori quello che spinge maggiormente l’acceleratore sulla sostenibilità ambientale, sociale e di governance. A cominciare dalla riduzione degli imballaggi (67%) alla riciclabilità del prodotto (50%), dal favorire l’impiego di materie prime seconde (50%) all’utilizzo di strumenti digitali per processi interni e/o per il pubblico (83%). Anche in tema di inclusività abbigliamento-accessori è avanti con l’83% dei retailer che ritiene le politiche di assunzione con obiettivi di inclusività tra le iniziative più accreditate, mentre l’82% della ristorazione adotta politiche di inserimento di stranieri, rifugiati, collaborazione con associazioni e prevede di aumentare l’inclusività. Sorprende il dato molto basso, pari all’8%, relativo alle iniziative per le categorie protette nell’altro retail. Tra le priorità future per la sostenibilità sociale per gli intervistati ci sono: la diversità e l'inclusione, la responsabilità sui prodotti, seguita dai diritti umani.


Oltre il 60% delle aziende rendiconta la sostenibilità
Un ultimo spunto di riflessione arriva, infine, dalla rendicontazione delle attività di sostenibilità. Circa il 60% delle aziende rendiconta le attività di sostenibilità, la maggior parte attraverso il bilancio di sostenibilità redatto mediante l’utilizzo degli standard internazionali. Il 63% comunica le attività svolte in ambito sostenibilità attraverso il sito web e il 57% tramite i social media. Anche in questo caso il posto d’onore spetta ad abbigliamento-accessori, che reputa la scelta di rendicontazione legata prettamente a ideali di sostenibilità oltre che al rispetto della normativa e al miglioramento del posizionamento di mercato.

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