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Il non residenziale colpito dal lavoro a distanza

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Il non residenziale colpito dal lavoro a distanza

Il non residenziale colpito dal lavoro a distanza

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Fabio Massi

Nonostante il forte impatto che la pandemia ha avuto sulle attività economiche, il mercato immobiliare commerciale europeo mostra tutti i segni di una rapida ripresa.

Lo afferma ‘Emea real estate outlook 2021’ di Cbre, che fissa, al 2022, il ritorno ai volumi pre-Covid.

Secondo le previsioni il Pil, in area euro, subirà una contrazione del 7,3% nel 2020 e un successivo rialzo del 4,6% nel 2021, almeno se le misure restrittive saranno allentate grazie al vaccino.

I tassi di interesse a breve termine non dovrebbero subire aumenti fino al 2023 e la politica monetaria rimarrà accomodante almeno per i prossimi 18 mesi, incoraggiando il mercato.

Se gli investimenti in immobili commerciali fletteranno del 25% a consuntivo 2020, i volumi avranno una crescita fra il 5 e il 10% nel 2021 per tornare, come detto, ai livelli precedenti alla pandemia entro la seconda metà del 2022.

Una delle maggiori incognite sarà l’atteggiamento che le aziende terranno nei confronti del lavoro a distanza: il mantenimento di un’alta percentuale di smart workers avrebbe infatti notevoli ripercussioni, specie sul mercato degli uffici e su quello dei locali per la ristorazione.

“Comunque, l’interesse per il non residenziale – si legge - si conferma forte e resterà tale anche per l’anno venturo. È possibile inoltre che, nel breve termine, si concretizzino vendite su asset come gli alberghi e il secondary retail”.

Per quanto riguarda la distribuzione al dettaglio, in senso stretto, nel medio termine il pronostico è di un pieno recupero delle location nelle città principali, recupero che tuttavia dipenderà, anche in questo caso, dalla riduzione del lavoro a distanza e dalla ripresa del turismo.

I retail park e l’alimentare – spiega Cbre – rappresentano certamente un’opportunità, poiché offrono agli investitori possibilità di contratti di locazione a lungo termine e una maggiore prevedibilità in termini di ricavi. Si confermerà la domanda per asset di qualità in posizioni ‘prime’, ma a prezzi più vantaggiosi, nonché la ricalibrazione di affitti e valori delle proprietà, con la conseguente possibilità di riposizionare gli asset retail, o cambiarne la destinazione d’uso”.

Si prevede, infine, un’ulteriore crescita delle vendite online, già accelerata dalla pandemia: questo trend guiderà la domanda di spazi logistici anche nel prossimo anno. Il canone massimo della logistica crescerà dell’1,9% ogni dodici mesi nel periodo 2020-2024, con un aumento degli affitti nei quartieri cittadini, a sua volta legato alla carenza di prodotto e dall’aumento della domanda.

Scarica il rapporto Cbre

lo-smart-working-condiziona-il-non-residenziale

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