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Raccolte punti: lo sconto è davvero equo?

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Raccolte punti: lo sconto è davvero equo?

Raccolte punti: lo sconto è davvero equo?

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Redazione

Fidelity card: ne vale la pena? Secondo un’indagine condotta da Altroconsumo e pubblicata in aprile, in un’inchiesta firmata da Stefania Villa, la risposta è no.

No perché, a fronte di carrelli pesanti o pesantissimi, la percentuale di sconto è davvero molto ridotta.

Un piccolo esempio: per avere in omaggio un asciugacapelli Imetec Power to Style da Carrefour bisognava accumulare, al momento della ricerca (cataloghi validi a marzo 2018 e a febbraio 2018 per le insegne di gruppo Auchan), ben 4.800 punti, pari a 4.800 euro di spesa. Calcolando che, se comprato online, il prodotto costa 20 euro, il risparmio era quindi dello 0,4%. Un po’meglio se il consumatore decideva di contribuire di tasca propria con 8 euro: i punti richiesti erano allora 3.200, pari a 3.200 euro di carrello, con una riduzione di prezzo dello 0,6 per cento sul valore del premio.

Molto simile il caso di Bennet, anche se qui il vantaggio per il cliente finale è un po’ più elevato. Una bilancia Macom da 25 euro – di nuovo a prezzo dot.com – si poteva ottenere con 3.490 punti, pari a uno scontrino di 1.745 euro e a uno sconto dell’1,4%. Invece con 1.890 punti (945 euro spesi) e 16 euro di contributo, la riduzione di prezzo era del 2,6 per cento. Dunque, in proporzione, se una parte del prodotto omaggio si paga il taglio prezzo è un po’ più elevato.

L’indagine è stata ampia e condotta con una metodologia, come sempre, molto seria. “Abbiamo verificato i cataloghi e il sistema di raccolta punti di 10 insegne valutando alcuni premi – si legge -. Per capire quanto effettivamente valgono, abbiamo visto quanto costano sul mercato per poi stornare la cifra dalla spesa che bisogna fare per aggiudicarseli. Così otteniamo a quale risparmio corrispondono sulla somma sborsata. Generalmente ci si ferma a percentuali molto basse, spesso nell'ordine dello zero-virgola e raramente vicine al 10% (solo con Esselunga avviene più spesso)”.

I distributori osservati sono i seguenti: Auchan, MyAuchan, Simply Market, Bennet, Carrefour e Carrefour Market, Esselunga, Panorama e Pam, Il Gigante. Di questi solo Esselunga pubblica, nel proprio catalogo, il prezzo del premio, un dato che aggiunge una certa trasparenza alla raccolta punti, trasparenza tanto più necessaria in quanto il cliente interessato a ottenere un certo bene in omaggio tenderà non solo a spendere un po’ di più, ma anche a farsi guidare, privilegiando quei prodotti che assicurano un numero più elevato di punti.

Quando, invece di oggetti, generalmente beni durevoli e casalinghi, il cliente decide di trasformare i punti accumulati in uno sconto diretto, le cose non migliorano, anzi... Questa, riporta sempre Altroconsumo “sembra l'opzione meno conveniente: sono infatti buoni irrisori rispetto alla spesa necessaria per ottenerli. Per esempio, con Carrefour si possono avere 5 euro di buoni ogni 1.000 punti, cioè ogni 1.000 euro: lo sconto è dello 0,5%. Con Panorama e Pam, con 900 punti (900 euro di spesa) c'è uno sconto di 10 euro, cioè dell'1,1%; inoltre, per i punti, valgono solo i prodotti a prezzo pieno, cioè non in promozione, quindi la raccolta sarà anche più lunga. Con Esselunga si ha un buono da 27 euro ogni 3.000 punti, che corrispondono a una spesa di ben 1.500 euro, quindi lo sconto è solo dell'1,8 per cento”, e questo senza calcolare che l’accumulo dei punti, sempre da Esselunga, parte da uno scontrino sopra i 5 euro.

La critica più comune in questi casi è che tanto la spesa bisogna farla comunque e dunque i premi sono qualcosa che si ottiene senza sforzi. La risposta di Altroconsumo è piuttosto articolata, ma, cercando di riassumere, come tutti sanno, a fronte delle collection vengono ceduti dati preziosi sul comportamento di acquisto. Nulla di invasivo o lesivo della privacy, per carità: ma la profilazione, se bene utilizzata, è un patrimonio per il distributore che in tal modo orienta gli assortimenti, calibra le promozioni, crea coupon personalizzati in funzione delle preferenze del consumatore e, dunque, in ultima analisi, fattura di più. Quindi, anche se non c’è nulla di male e il cliente stesso può trarne vantaggi, questo stesso cliente deve capire che, attraverso le fidelity, mette comunque a disposizione del supermercato un valore.

Ma quanti hanno nel proprio portafoglio una carta della Gdo? In realtà moltissimi. “Gli italiani – si legge sempre nell’inchiesta - sono al primo posto nel mondo, con il 74% che ne ha almeno una, contro una media mondiale del 66 per cento. E nel 44% dei casi ne possiede da 2 a 5 (dati Nielsen, 2016). La soddisfazione è alta: una nostra indagine del 2017 sulle carte dei supermercati dice che le persone considerano utili o molto utili gli sconti (75%) e i premi (62%) che garantiscono”.

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