Quale futuro per l'affiliazione? I franchisor rispondono
Quale futuro per l'affiliazione? I franchisor rispondono
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di Luca Salomone
Nel corso del 2020 quasi 1 italiano su 3 ha visto ridursi il proprio reddito, con flessioni generalizzate a tutte le categorie professionali, ma con cali più accentuati nell’area del lavoro autonomo e tra chi già aveva situazioni lavorative meno stabili, una fascia socioeconomica che, oggi, si trova, sovente, disoccupata o in cassa integrazione, con un evidente effetto sperequativo.
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Nomisma e Assofranchising nell’anticipazione del proprio rapporto 2022 sulle tendenze e le prospettive dell’affiliazione in Italia, spiegano che questa riduzione, associata ai lunghi periodi di restrizioni e a una perdurante incertezza, inevitabilmente ha inciso e sta incidendo sui consumi. Dunque, quale strategia intraprendere per il mondo dell’affiliazione, uno degli elementi di traino del Paese che contava, nel 2020, oltre 27 miliardi di fatturato, più di 227mila addetti, 57.170 punti vendita e 877 imprese affilianti?
Il sostegno economico
«Dall’inizio della pandemia da Covid-19, molte tipologie di acquisto – si legge nel rapporto - hanno subito una vera cura dimagrante e, in casi limite, un digiuno, in attesa di condizioni economiche migliori. In questo contesto, che in misura diversa si è protratto anche nel 2021, il ruolo dei franchisor ha giocato un ruolo fondamentale nel supporto alle attività dei propri affiliati».
Sempre durante lo scorso anno – dimostra l’indagine statistica condotta da Nomisma e Assofranchising – il 45% delle imprese concessionarie ha ridotto, o congelato temporaneamente, le royalties e l’11% ha deliberato un programma di sostegno economico anche per il 2022.
Il supporto ha interessato la modifica delle procedure per conformarsi alle misure emergenziali (32%) e più di un franchisor su 2 (55%) non abbandona, neppure oggi, questa strada.
Oltre all’assistenza tradizionale prevista per contratto, gli affilianti hanno potenziato il servizio di consulenza, sostenendo gli associati nell’aggiornamento dei servizi e nei concept, ma soprattutto nella rinegoziazione temporanea, con i proprietari immobiliari, dei canoni di locazione (30%).
Digitalizzazione al centro
Nel 2022, il supporto più rilevante si basa su 3 pilastri: commerciale, di prodotto e tecnologico. Ecco perché il 64% dei franchisor ha introdotto e sta introducendo nuovi programmi di marketing e promozionali incentrati sul digitale, che permette di interfacciarsi con i clienti su App e svolge il ruolo di un potente attivatore di business (47%).
Per organizzare al meglio la ripartenza, sono state individuate alcune parole chiave: consolidamento del rapporto di fiducia con il consumatore (64%), accelerazione tecnologica e utilizzo dei social network per una vendita più funzionale (55%).
Questo anche nella consapevolezza di un divario da colmare: esistono, infatti, per 6 franchisor su 10, salde barriere all’introduzione della telematica, visto che, in un caso su 2 gli investimenti non sono certo modesti. Ma anche l’aspetto della cultura digitale e della relativa formazione sono ostacoli da superare (30% delle risposte). Si tratta, però, a prescindere dai costi e dagli sforzi, di un tema ineludibile, che il Covid ha messo all’ordine del giorno.
D’altronde, in un mondo iperconnesso come quello in cui viviamo siamo ormai abituati a pretendere risposte immediate e questo è vero sia per i consumatori, sia per le aziende.
Un marketing con logiche nuove
Si aggiunga che, nel sistema franchising nazionale – secondo Nomisma e Assofranchising – prevale ancora, presso i franchisor, una strategia di comunicazione con un raggio fondamentalmente locale (7 casi su 10), cioè nazionale. Tuttavia, quando si tratta di questo elemento, è anche vero che solo il 23% degli affilianti non lascia alcun grado di autonomia ai propri affiliati, imponendo materiali e programmi di marketing.
L’analisi del mercato pubblicitario in Italia, dopo la contrazione del 9% tra il 2020 e il 2019 (da 8,7 a 7,9 miliardi, secondo Nielsen) ha evidenziato, nel 2021, un importante segnale di ripresa, con un investimento complessivo che ha superato, anche se di poco, i livelli del 2019, raggiungendo 8,9 miliardi.
Un quadro positivo, che si rispecchia anche nelle scelte dei nostri franchisor, che hanno aumentato del 4% il budget dedicato all’advertising e all’immagine tra il 2021 e 2020 e del 17% tra il 2022 e il 2020.
Tra i canali indispensabili non poteva non emergere l’online: in Italia, complessivamente l’investimento in digitale è stato, lo scorso anno, pari a 3,78 miliardi, guidato dal lancio o dal netto miglioramento di un proprio sito Internet (impiegato dal 92% delle imprese e con un’utilità elevata per il 70% dei franchisor) e dai social (87 e 73% rispettivamente). Il mix mediatico indica poi, come veicoli importanti, la stampa e le riviste specializzate (62%), nonché gli eventi e le fiere di settore (57%).
In sostanza i mezzi per farsi conoscere, anche dalla clientela estera, esistono e il sistema franchising li sta utilizzando, per mettere in sicurezza il proprio futuro.
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