È sempre più di qualificato l’assortimento alimentare della Gdo. Lo testimoniano il successo delle private label di fascia alta, in crescita di oltre 15 punti, la sempre maggiore presenza sui lineari del biologico e del vegano e lo ribadisce la XXIV edizione del ‘Rapporto sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop, Igp e Stg’, realizzato da Ismea e Fondazione Qualivita. Quest’anno la ricerca si arricchisce, per la prima volta, di un’analisi dei canali di vendita, dalla quale risulta la prevalenza del moderno anche nel mondo delle denominazioni di origine, un primato che non è solo dovuto all’onnipresenza del retail moderno, ma che è confermato dai trend.

“Nel 2015 – si legge - sono cresciute del 5,1% le vendite in valore dei prodotti Dop e Igp a peso fisso presso la grande distribuzione nazionale. Tale dinamica, riferita a formaggi, prodotti a base di carne, oli di oliva e ai principali ortofrutticoli freschi, è risultata molto più sostenuta di quella rilevata dalle vendite in valore dell’intera categoria degli agroalimentari a peso fisso (+1,9% sul 2014). In particolare, gli acquisti di formaggi Dop e Igp (a peso fisso) hanno mostrato un +3% in valore e un +6,9% in volume rispetto al 2014, mentre il sell out dei rimanenti caseari generici sono praticamente ferme sul fronte sia della spesa (-0,6%), sia dei volumi (+0,6%)”.

Dinamiche particolarmente positive anche per i prodotti carnei certificati, le cui vendite – sempre a peso fisso - sono cresciute addirittura del 16% in valore e del 12,4% in volume, rispetto al +5,6 in valore e +1,6 in volume dell’intera categoria.

Il trade moderno, prosegue il documento “si rivela – con un aumento del 4,8% rispetto al 2014 - il principale canale, andando a coprire, con il 50,6% di quota, più della metà del mercato interno. I grossisti, invece, diminuiscono la loro copertura, attestandosi su un 24,5% (-11,9% rispetto al 2014), servendo così ora solo un quarto del settore, mentre aumentano di poco la vendita diretta, che passa in un anno dal 2,7% al 3,4% e gli altri canali – ambulantato, specializzati ecc. - che dal 5% di quota passano a un 7,8”. Il peso del mass market arriva addirittura al 60% sull’offerta nazionale di formaggi e aceti balsamici a denominazione.

Si osserva che la contrazione dell’ingrosso è in parte compensata dall’Horeca (che tuttavia ha una quota relativamente piccola, di poco inferiore al 5%), grazie all’emergere di formule ristorative di fascia alta, o comunque orientate alla cucina tipica.

A un livello più generale, nel corso del 2015, il comparto dei prodotti certificati ha totalizzato, al consumo, ben 13,3 miliardi (6,35 miliardi il valore alla produzione), in crescita dell’1,7%, rispetto a una spesa media alimentare che, sempre secondo Ismea, ha avuto una flessione dello 0,5%, lieve, ma indicativa della prudenza dei consumatori.

Non solo. Nel 2016 ci sono stati 69 nuovi ingressi (4 extra Ue) nel registro internazionale dei prodotti Dop, Igp e Stg e il totale è salito del 5,2% raggiungendo 1.380 denominazioni food (1.579, considerando anche i vini).

“L’Italia – prosegue il rapporto - è il Paese con il maggior numero di prodotti Ig nel mondo (814, vini compresi, dunque oltre la metà del totale, ndr.) e detiene anche il ‘record’ di nuove registrazioni nel 2016: 13 prodotti Ig (di cui 2 Dop e 11 Igp), seguita dalla Francia (10), dalla Croazia e dalla Spagna (entrambe con 7), Germania (5) e Portogallo (4)”.

Dal lato del marketing i consorzi si sono dati da fare, come testimoniano i dati relativi alla comunicazione: “Superano i 32 milioni di euro le risorse investite – si legge nel documento - destinate soprattutto a messaggi sui canali televisivi, sulla stampa e alla partecipazione alle fiere, in particolare nazionali. Il 67% degli investimenti è destinato alla comunicazione interna e il restante 33% verso l’estero".

Il bouquet dei canali è multimediale e molto moderno: “Il 31% dei Consorzi ha almeno un profilo sui social media, per un’utenza complessiva di quasi 2 milioni di fan Facebook e 4 milioni di visualizzazioni su Youtube. Il 45% degli organismi di tutela utilizza gli strumenti social con una frequenza continuativa, in particolar modo per raccontare e valorizzare il prodotto Ig verso gli utenti (98%), per divulgare eventi di promozione (86%) e portare avanti azioni di tutela (71%)».


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