Vero picco a novembre per l’indice del clima di fiducia dei consumatori, misurato dall’Istat (2010 base 100) che ha fatto segnare il dato più alto degli ultimi 20 anni, posizionandosi a 118,4 rispetto a 117 di ottobre. Diversamente il valore composito per le imprese si è dimostrato stazionario: 107,1, rispetto a 107 del mese scorso.

“Gli indicatori prodotti – puntualizza l’Istituto - risentono solo in minima parte dei fatti, eccezionalmente gravi, avvenuti intorno alla metà del mese, in quanto il periodo di rilevazione dei dati è concentrato nei primi 15 giorni”.

Lo stesso monito, ma in fondo più attenuato, viene da Confcommercio. “Nonostante l'accentuarsi delle preoccupazioni legate al terrorismo, nel Paese permane ancora un atteggiamento positivo nei confronti della situazione economica attuale e futura – scrive, a commento, la Confederazione -. Infatti, sebbene la rilevazione copra solo in parte il periodo successivo ai tragici eventi di Parigi e potrebbe non dare conto di un eventuale mutamento di clima, le aspettative sono ben orientate”.

Il problema vero – sottolinea la nota - è, invece, la debolezza della ripresa, testimoniata da una progressiva decelerazione del tasso di variazione del Pil congiunturale, passato da +0,4% del primo quarto del 2015 a +0,2% del terzo trimestre. Al di là delle possibili revisioni al rialzo di queste indicazioni, il profilo dello scenario economico - conclude l'Ufficio Studi - sembra ancora influenzato negativamente dai deficit strutturali del sistema-Italia.

Torniamo alle indicazioni dell’Istituto centrale, per sottolineare come tutte le stime delle componenti del clima di fiducia dei consumatori aumentino, con un dato maggiore per quella economica (a 158,3 da 153,3) e più contenuto per quella personale (a 105 da 103,9), per quella corrente (a 111,6 da 109,3) e per quella futura (a 128 da 127,2).

Migliorano le stime sia dei giudizi, sia delle attese sull'attuale situazione economica del Paese. I giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi restano al livello di ottobre (a -19). Quanto alle attese sui prezzi nei prossimi 12 mesi, il saldo passa a -20 da -23. Diminuiscono anche le attese di disoccupazione (a -8 da -3).

Riguardo alle imprese, il clima di fiducia cresce nelle costruzioni (a 121,4 da 119,8) e, più lievemente, nei servizi di mercato (a 113,7 da 113,1), mentre scende nella manifattura (a 104,6 da 105,7) e nel commercio al dettaglio (a 115,0 da 116,3). Nei servizi di mercato crescono le attese sugli ordini (a 9 da 4), ma si contraggono i giudizi sugli ordini stessi (a 4 da 7) e restano stabili (a 27) le attese sull'andamento generale dell'economia.

Nel commercio al dettaglio l’indicatore della fiducia scende a 115 da 116,3. Aumenta il saldo dei giudizi sulle vendite correnti (a 32 da 24), ma diminuisce quello relativo alle aspettative sulle vendite future (a 24 da 40).

Il sentiment migliora nella grande distribuzione (a 118,6 da 116,1), ma peggiora in quella tradizionale (a 106,7 da 116,7). Nella prima, aumenta il saldo dei giudizi sulle vendite correnti (a 49 da 29) e peggiora quello relativo alle aspettative sulle vendite future (a 32 da 49). Nella seconda peggiora sia il saldo dei giudizi sulle vendite correnti (a -4 da 10), sia quello delle aspettative sulle vendite future (a 6 da 20).

L’indice Nielsen Consumer Confidence, relativo al terzo quarter (luglio-settembre 2015), rilevato su 61 Paesi, sembra dimostrare che la fiducia cresce non solo in Italia, ma sul piano internazionale, con un aumento medio di 3 punti rispetto al secondo trimestre.

La variazione più elevata (+18 punti) è quella degli Usa, mentre le grandi nazioni europee sono quasi tutte su valori modesti, ma omogenei: Italia +4, Spagna +3, Germania +3, Gran Bretagna +4. Fa eccezione la Francia (il dato è ovviamente riferito al periodo antecedente al 13 novembre), che non presenta alcun cambiamento.

A fare davvero la differenza, e a confermare o smentire il tono alto del sentiment generale, saranno i trend dell’imminente stagione natalizia, un vero banco di prova. Le festività 2014 erano riuscite ad arrotondare in modo apprezzabile i conti di parecchi mercati di consumo. Speriamo di trovare ancora lo stesso regalo sotto l’albero.