Se non sono scenari a tinte fosche, quelli dipinti dai vertici di Coop in occasione della presentazione dell’ormai tradizionale Rapporto su “Consumi & Distribuzione”, poco ci manca. Di sicuro, stando alle previsioni dell’Ufficio Studi della principale catena distributiva italiana, ci aspettano ancora mesi difficili. Addirittura anni se – come ha ipotizzato Emilio Migliavacca, vicepresidente di Ance-Coop – «una ripresa dei consumi si potrà vedere non prima del 2012». L’impietosa fotografia del quadro economico e dei consumi illustrata stamane a Milano già si conosceva. Quello che non si conosceva era la stima pessimistica su ciò che ci attende.

«Nella prima parte del 2009 – ha spiegato il presidente del consiglio di gestione di Coop, Vincenzo Tassinari - la crisi economica è stata “pagata” dal welfare e dalle imprese, ora lo sarà dalle famiglie e dai consumatori. E’ proprio a causa di questa situazione che Coop chiuderà presumibilmente l’anno con un aumento del fatturato limitato all’1,6%, a 12,8 miliardi, consolidando la propria posizione di leadership della Gdo italiana con una quota del 17,8%. Ma andando a guardare bene i dati relativi al periodo gennaio-agosto 2009 si capisce come le cose siano più complesse di quanto non appaia. Se l’incrmento delle vendite di iper e super si è attestato all’1,9% a rete corrente, a rete omogenea resta inchiodata allo 0,3%. Risultato comunque apprezzabile se confrontato con l’andamento generale del mercato (che vede una flessione dell’1,2%).

Previsioni generali, dunque, non certo rosee. Speriamo che si sbaglino. Certamente a Coop non manca la buona volontà di fare andare meglio le cose. A cominciare dal cambio di rotta nei confronti delle relazioni con l’industria di marca. L’anno scorso, dopo quello che era stato definito lo «tsunami dei prezzi», Tassinari esordì dicendo che Coop non sarebbe stata disposta ad accettare aumenti ingiustificati dei listini da parte dei produttori, lanciando di fatto se non una sfida una dichiarazione di indisponibilità. Quest’anno le cose sembrano cambiate. Sopite in buona parte le turbolenze sui listini internazionali delle materie prime Coop sembra più incline a tendere la mano all’industria per creare «un rapporto improntato alla collaborazione, all’efficienza e all’innovazione».

«Un esempio concreto di questo nuovo approccio – ha aggiunto Tassinari – è rappresentato da una serie di progetti di centralizzazione della gestione delle categorie grocery (circa il 40% del totale) che riguarderà assortimento, piani promozionali ecc. e che si tradurrà in una maggiore efficienza e minori costi per la distribuzione, l’industria e quindi per il consumatore». Ramoscello d’ulivo è stato porto anche agli agricoltori, rei negli ultimi tempi di avere riversato tutte le responsabilità delle inefficienze della filiera distributiva sulle catene della Gdo. Il problema è in realtà più complesso – ha spiegato il presidente del consiglio di gestione: basti pensare che negli ultimi anni a fronte di un aumento della produzione ortofrutticola del 20% si è registrato un calo dei consumi di questi prodotti del 15%».

Ma l’impegno da parte di Coop per fare andare meglio le cose si concretizzerà anche nella conferma dei piani di sviluppo. Confermata quindi l’apertura di 66 nuovi pdv nel triennio 2009-2011, di cui 24 iper, per un totale di 200mila mq di superficie di vendita. Tradotto in soldoni questo dovrebbe portare a un incremento del fatturato annuo di 1,5 miliardi di euro e a una crescita della quota di mercato (potenziale) dell’1,9%. I progetti di espnasione della rete, in particolare, si concentreranno al Sud, con la costruzione di 6 nuovi iper, di cui 4 acquisiti dalle dismissioni di Carrefour (Bari, Matera, Brindisi e Lecce).

Di fronte a una situazione definita «critica», insomma, Coop – questo il messaggio lanciato da Tassinari – non sta con le mani in mano. E lo fa chiedendo anche l’aiuto delle istituzioni e della politica. Cominciando a reclamare un maggiore intervento sul piano delle liberalizzazioni, visti i buoni risultati ottenuti con le parafarmacie (91 corner aperti, 67 milioni di euro di fatturato, 65% di quota in gdo, oltre al lancio della tachipirina, secondo farmaco a marchio Coop a giugno di quest’anno) e con la telefonia (380mila clienti di CoopVoce). Ma anche denunciando segnali di ripresa di speculazioni sul fronte dei prezzi delle materie prime. «La situazione non è paragonabile a quella dello scorso anno – ha dichiarato tassinari – ma registriamo segnali di speculazioni finanziarie sulle derrate alimentari, Se si vuole fare qualcosa a favore dei consumatori, bisognerebbe intervenire a livello legislativo per controllare e calmierari questi fenomeni».