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Gli italiani sognano una ripartenza verde

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Redazione

L’emergenza sanitaria non sposta l’attenzione dalla sostenibilità e, all’alba del new normal, gli aspetti ambientali sono ancora più importanti nella quotidianità del 27% degli italiani.

Anzi, nel corso del 2020, un altro 33% dei nostri connazionali ha addirittura alzato la soglia di attenzione verso questo elemento. A dirlo è l’indagine condotta da Nomisma su oltre 1.000 responsabili di acquisto compresi fra i 18 e i 65 anni, presentata, il 28 gennaio, in occasione del terzo appuntamento dell’Osservatorio Packaging del largo consumo.

Ecologia e cambiamento climatico (citato dal 38%) costituisco il terzo aspetto verso cui dovrebbe concentrarsi l’impegno della società civile e della classe politica nei prossimi 3-5 anni, dopo l’occupazione (70%) e la sanità (66%). Un ulteriore 19% auspica che gli sforzi comuni vadano nella direzione di uno sviluppo sostenibile.

Lo scenario prospettico entro cui ci si muove è, insomma, quello di una ripartenza verde. Posizione che appare ancora più chiara, se si pensa che 6 italiani su 10 si dicono preoccupati per il cambiamento climatico, il 46% per la produzione e lo smaltimento dei rifiuti e il 41% per l’inquinamento atmosferico. La presenza di microplastiche in alimenti e bevande, in particolare, impensierisce il 35% degli intervistati.

Ma cosa sono disposti a fare, concretamente, i nostri connazionali? A utilizzare mezzi di trasporto amici dell’ambiente, a ridurre lo spreco alimentare (81% entro fine anno), a adottare un approccio sempre più green quando si tratta di comportamenti di consumo e stili di vita. Questo si concretizzerà nell’acquisto di prodotti ottenuti con metodi sostenibili (il 54% lo farà regolarmente nei prossimi 12 mesi), locali e a chilometro zero (preferiti in maniera costante dal 50%), o, ancora, di alimenti biologici (51% di utilizzatori ‘frequenti’ nel 2021).

A raccontare l’impegno delle persone verso la transizione verde è anche l’acquisto di beni con un ridotto impiego di imballaggio - scelta che, nel giro di un anno, diventerà la norma per il 65% dei responsabili di acquisto -, o con un packaging sostenibile (59% contro il 45% di chi lo fa già).

I grandi aspetti che, secondo i consumatori, contribuiscono a definire la sostenibilità di un prodotto alimentare sono quattro. Il primo – con un peso del 34% - concerne i metodi di produzione, seguiti, appunto, dalle caratteristiche del packaging (fattore che da solo incide per il 33%), dai temi della filiera e dell’origine delle materie prime (22%) e dalla responsabilità etica e sociale (13%).

Il packaging si conferma un attributo in grado di definire la percezione della sostenibilità di un prodotto, una definizione che, per il 47%, corrisponde anche alla principale funzione dell’imballaggio, ruolo che segue, ovviamente, i più tradizionali e fondamentali compiti di conservazione (66%) e protezione organolettica (60%).

Non solo, un pack non sostenibile rappresenta un motivo di abbandono: negli ultimi 6 mesi il 14% ha smesso di acquistare prodotti dotati di una confezione priva di elementi di sostenibilità.

Fra le caratteristiche richieste a un imballaggio green ci sono l’assenza di overpackaging (55%), la riciclabilità (43%), la presenza di materie prime derivanti da fonti rinnovabili, o a ridotte emissioni di CO2 (43%).

Emerge anche, dalla ricerca, l’insoddisfazione legata alla quantità e alla tipologia di informazioni disponibili per valutare la sostenibilità dei prodotti acquistati. Per reperire queste notizie i consumatori leggono le etichette (75%) e si informano online (20%). Ma il 26% valuta ancora insufficienti le indicazioni e un ulteriore 64% vorrebbe saperne di più.

Una nota di merito per le private label, che, nel 2020, hanno inciso per il 35% su tutte le confezioni di prodotti Lcc vendute nella moderna distribuzione. “Nell’anno terminante a giugno 2020 – osserva Nomisma - il 73% delle confezioni a marca del distributore era in grado di comunicare la riciclabilità del packaging” (fonte: Osservatorio Immagino di Nielsen GS1).

Una spallata decisiva arriverà dall’obbligo di apporre su tutti gli imballaggi (primari, secondari, terziari) la codifica del materiale in base alla Decisione 129/97/CE. Recepito nel nostro ordinamento in settembre, con il D.Lgs 116/220 del 3 settembre 2020, l’adeguamento è stato parzialmente procrastinato, per difficoltà interpretative, al 31 dicembre 2021 dal Decreto Milleproroghe. Ma la strada è tracciata....

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