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Franchising: meno insegne, ma più fatturati e punti vendita

Franchising: meno insegne, ma più fatturati e punti vendita
Franchising: meno insegne, ma più fatturati e punti vendita

Franchising: meno insegne, ma più fatturati e punti vendita

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Luca Salomone

di Luca Salomone

Razionalizzazione è la parola che meglio riassume le tendenze del franchising italiano nell’ultimo anno.

Questo secondo il rapporto 2024 realizzato da Nomisma per Assofranchising.

Se da una parte crescono i punti vendita e gli addetti, dall’altra diminuiscono le insegne attive. In generale, il comparto ribadisce un’accelerazione, con un giro d’affari di 34 miliardi di euro, in aumento del 9,9% (sul 2022). Le buone performance delle vendite – 1,8% del Pil – si riflettono anche sugli altri indicatori.

Un ritmo sempre più veloce

Nel 2023 il numero dei negozi in affiliazione sale con un ritmo superiore al passato (+7,6% contro +2,2%) e la rete tocca 65.806 unità (+4.664), mentre il numero degli occupati si attesta a 287.767 (+34.919).

Una performance riconducibile, in particolare, agli investimenti diretti a coinvolgere nuovi franchisee, specie da parte dei maggiori operatori.

Considerando le insegne, nonostante l’inserimento di novità, continua il trend discendente, che si era accentuato già nel 2022 e nel 2023 sono 25 i marchi che mancano all’appello.

Per il 2024, poi, le previsioni di fatturato complessivo sono ancora in crescita, nell’ordine del 4,3%, con alcuni settori dove è atteso un aumento a doppia cifra (+10,3%, ad esempio, per la cura e benessere della persona).

Intelligenza artificiale: a che punto siamo?

Il nuovo rapporto Assofranchising Italia 2024 dedica una sezione di approfondimento alle tecnologie, con particolare riferimento all’intelligenza artificiale. Soltanto il 19% degli intervistati dichiara di utilizzarla nei processi aziendali, mentre il 27% la impiega sporadicamente.

La necessità di innovare e creare un vantaggio competitivo è il fattore chiave che ha spinto le aziende, per la prima volta, sulla via dell’AI.

Comunicazione, marketing e Crm sono gli ambiti applicativi più frequenti (84%), seguiti dalla sicurezza informatica (34%), dalla produzione (33%) e dalla logistica (23%).

Tuttavia, la mancanza di competenze è la prima causa che disincentiva l’utilizzo della tecnologia emergente, anche se, per il 2028, si pronostica che l’AI sarà utilizzata da un’impresa su 2, perché considerata strategica per una maggiore efficienza operativa, per l’automazione dei compiti ripetitivi e la personalizzazione dei servizi e prodotti.

Altro elemento molto rilevante è l’Esg (impegno sociale, ambientale e buone pratiche di governance) diffuso in modo abbastanza omogeneo e presidiato nel 76% dei casi, pure in mancanza di una figura manageriale come unico referente.

Per le aziende questo ambito risulta basilare, per comunicare apertamente il proprio impatto a tutti i livelli (63%), ma anche per aumentare la competitività (43%).

La sostenibilità e l’impegno sociale sono i temi con il più forte radicamento nella cultura aziendale, con l’87% delle imprese che ha realizzato almeno un’azione e con l’86% che ha adottato almeno una procedura, o policy, inerente agli aspetti che riguardano la società.

I commenti e le riflessioni

«Il franchising si conferma nuovamente un comparto in grado di rendere competitivo il Paese, generando risorse e occupazione - riassume Alberto Cogliati, presidente di Assofranchising -. Non solo: dall’indagine emerge chiaramente la volontà di guardare al futuro, scommettendo su tutte e tre le sfide Esg, e su una capacità gestionale innovativa, dove l’intelligenza artificiale può fare la differenza. Ritengo però che l’intelligenza umana e la capacità di creare relazioni fra le reti e con i clienti rimarranno sempre il carattere distintivo di ogni brand che opera in affiliazione».

Aggiunge Roberta Gabrielli, head of marketing, business processes and communication di Nomisma: «In un contesto di crescita che guarda all’ottimizzazione dei processi e al consolidamento della rete, il modello di business si conferma solido, sotto il cappello della razionalizzazione. I brand noti nella mente dei consumatori hanno saputo trasformare i propri investimenti in nuovi punti di vendita e parallelamente nascono nuove insegne, che si affacciano sul mercato trasversalmente ai settori. Ma attenzione: in un ambito concorrenziale, la miopia nei confronti del cliente può portare a conseguenze indesiderate. Che si tratti di nuovi brand, o di insegne storiche, il successo risiede in un’attenta analisi della domanda e nella costruzione di un mix di offerta e servizio capace di mettere al centro i bisogni del consumatore».

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