Fico: una luce accesa sull'agroalimentare italiano
Fico: una luce accesa sull'agroalimentare italiano
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Prevedere che Fico Eataly World sarà un successo e un faro acceso sull’agroalimentare italiano, a partire dalle 16,30 del 15 novembre, ora e data di apertura al pubblico, non è difficile.
I numeri del progetto si sprecano, come le note ufficiali, i video e gli articoli realizzati e diffusi dalla stampa italiana ed estera, ospite il 9 novembre, a Bologna, per la presentazione ai giornalisti.
Il valore socio-economico non sarà indifferente, come ha ricordato lo stesso Oscar Farinetti ai microfoni di TGdo, il notiziario video di Distribuzione Moderna: “Ci sono 700 posti di lavoro interni e 3000 nell’indotto. Quanto al business ci basta raggiungere il punto di pareggio”, perché comunque 100.000 mq di retail park devono avere per forza di cose introiti significativi e perché ci sono in ballo importanti investimenti. Ricordiamo solo che Prelios Sgr ha creato, già dalla primavera del 2014, il fondo Pai (Parchi agroalimentari italiani), promosso da Caab, Centro agroalimentare di Bologna. Il veicolo finanziario ha un valore iniziale di 100 milioni di euro e una durata di 40 anni.
Senza dubbio però le motivazioni che hanno portato qui oltre 150 aziende, che rappresentano il meglio dell’agroalimentare italiano, sono anche e soprattutto immateriali, ossia culturali e di immagine, un’immagine che trova il migliore esempio nelle 40 fabbriche, che coprono tutta la filiera, dalla produzione al consumo.
A consolidare l’appeal contribuiscono 2 ettari di campi e stalle all’aria aperta, con 200 animali e 2.000 cultivar, per raccontare la varietà e la bellezza dell’agricoltura e l’allevamento nazionali, oltre 40 luoghi ristoro, dai bar fino ai chioschi di cibo di strada e ai ristoranti stellati; 9.000 mq di botteghe e mercato con il meglio dei prodotti e del design per la buona tavola; le aree dedicate allo sport, ai bambini, alla lettura e ai servizi; le 6 aule didattiche e le 6 grandi giostre educative in funzione, per fare sperimentare e conoscere i segreti del fuoco, della terra, del mare, degli animali, delle bevande e del futuro; il centro congressi modulabile da 50 a 1.000 persone, con spazi per teatro e cinema; i corsi e gli eventi che animeranno tutti gli spazi di Fico.
E ci sono i grandi numeri per diffondere i valori del made in Italy nel mondo e presso le nuove generazioni: un pubblico stimato in 6 milioni di visitatori all’anno, di cui 2 milioni di turisti stranieri, 2 milioni di italiani, 1 milione di pensionati e 500.000 studenti, soprattutto tra gli 8 e i 14 anni.
Il calendario culturale è ricchissimo: oltre 30 eventi e 50 corsi al giorno, più di 200 convegni all’anno tra meeting aziendali e fiere di settore, un percorso di formazione in loco che coinvolgerà più di 100.000 studenti ogni 12 mesi in attività educative, 5.000 momenti didattici per la scuola, 500 stage formativi all’anno per ragazzi e ragazze desiderosi di imparare un mestiere, o semplicemente per adulti che desiderano approfondire.
La realizzazione è stata poi spostata, con una sorta di ‘endrosment’, anche da Coldiretti e Cia Bologna, come riporta Caab in una nota. Del resto parliamo di 2,4 milioni di quintali di ortofrutta annualmente commercializzati.
L'ecosostenibilità energetica è garantita dall’impianto fotovoltaico su tetto più vasto d’Europa, oltre 100.000 mq per 15 milioni di Kwh, che alimenterà Fico con la sua energia pulita.
Addirittura è nata, in seno al progetto, Fondazione Fico, presieduta dall’agroeconomista Andre Segré per promuovere l’educazione alimentare e i saperi del cibo, il consumo consapevole, la produzione sostenibile, mettendo in rete le più importanti realtà della cultura agroalimentare e della sostenibilità. Fondazione Fico promuove la dieta mediterranea e il suo beneficio per la salute, valorizza i modelli di produzione agricola e alimentare sostenibili dal punto di vista economico, ambientale, energetico e sociale; collabora, fra gli altri, con il Ministero dell’Ambiente e con il Crea - Consiglio per la Ricerca in Agricoltura -, attraverso specifici protocolli di intesa.
Ai soci fondatori Centro Agroalimentare Bologna, CoopFond, Enpam (Ente nazionale previdenza e assistenza medici), Enpav (Ente nazionale previdenza e assistenza veterinari), Enpab (Ente nazionale previdenza e assistenza biologi), Fondazione Enpaia Periti Agrari (Ente nazionale previdenza addetti e impiegati in agricoltura) e Azienda Sanitaria USL Bologna si sono uniti alcuni dei più importanti atenei e istituzioni nazionali di ricerca sul cibo: l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, l’Università di Trento, l’Università Suor Orsola Benincasa, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e il Future Food Institute.
Uno straordinario impatto in chiave divulgativa arriverà anche dal frutteto della biodiversità, un’area di 300 mq già piantumata con esemplari che rappresentano frutti dimenticati e piante biodiverse.
Ma su tutto getta un’ombra inquietante la vicinanza di un grande inceneritore, documentata da Antonio Amorosi in un percorso giornalistico iniziato nel 2014 e che è poi diventato un video.
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