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Coop con Wib scommette sulla cross-canalità

Coop con Wib scommette sulla cross-canalità
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Coop con Wib scommette sulla cross-canalità

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Redazione
Da pochi giorni i dipendenti catanesi di STMicroelectronics, leader mondiale nel settore dei semiconduttori, possono acquistare anche online un’ampia gamma di beni di consumo e ritirarli, prima di tornare a casa, senza limiti di orario, presso Coop Qui, il primo negozio al mondo completamente automatizzato, implementato dalla startup siciliana Wib per Coop. br />
Il punto di vendita integra al meglio fisico e digitale e consente ai consumatori la spesa anche da remoto, attraverso pc, tablet o smartphone, grazie a un catalogo virtuale che offre un buon assortimento di grocery food e non-food. Il tutto è in pratica una vending machine intelligente e di nuova generazione (Wib sta appunto per wharehouse in a box, un magazzino in una scatola), collocata nel parcheggio della sede di St (Strada Primosole, 50).

“Coop vuole con questa iniziativa contribuire in modo tangibile alla crescita imprenditoriale del territorio isolano e offrire a una realtà straordinaria, come Wib, l’esperienza e il nome della più grande azienda di distribuzione nazionale - ha spiegato Lucio Rossetto, amministratore delegato di Coop Sicilia -. Coop spera che questo modello incontri il favore dei consumatori e che possa essere replicato in diversi siti della città di Catania e poi in Italia e all’estero”.

Dopo un’iniziale fase di sperimentazione commerciale, il leader del retail valuterà infatti la possibilità di collocare nuove Wib machine Coop Qui in ulteriori poli produttivi nazionali, sia di ST che di altre aziende. E non è tutto: il lancio sul mercato di Wib nella nostra Penisola (maggio 2014) ha già ricevuto l'interesse di Despar e Sigma, solo per fare due nomi.

Fino a qui il fatto. L’esordio della Gdo in una forma di vending altamente sofisticata, in quanto gestibile a distanza dal consumatore, ribadisce la tendenza a una sempre maggiore cross-canalità, anche nel nostro Paese.

A monte c’è ovviamente lo sviluppo impetuoso della tecnologia. Secondo il “Rapporto Italia 2015” di Eurispes, reso noto venerdì 30 gennaio, gli italiani non sono più solo interconnessi, ma addirittura “iperconnessi”. L’apparecchiatura più diffusa nelle famiglie è lo smartphone (67% di penetrazione). Con questo i telefoni cellulari collegati a Internet hanno battuto, seppure di poco, i computer portatili (64,4%)e i pc fissi (62,7). Circa un terzo dei soggetti afferma di possedere un tablet/ipad (36,8%), l’abbonamento alla Tv a pagamento (36%), una smart tv (33,3%), un lettore mp3/ipod (30,7%), una console per videogiochi (Playstation/PSP/Xbox/Wii, 29,1).

Nel frattempo la crisi, sempre in base ai dati Eurispes, ha imposto nuovi comportamenti di acquisto. Ci si rivolge più spesso a punti vendita economici come grandi magazzini a prezzo unico, mercatini, outlet (lo fa l’84,5% contro il 75,3% dello scorso anno) e si rimandando molte spese ai saldi (88,2 verso 82,9). L’81,7% cambia tranquillamente la marca di un prodotto alimentare se più conveniente (+5,8). E, per il food, è aumentata di ben 13 punti la quota di chi si è rivolto ai discount (70,9 per cento).

Insomma la cross-canalità e il servizio al cliente 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 non sono più semplici opzioni per sviluppare o meno il fatturato o, in certi casi, scomode voci di costo, ma vere questioni di sopravvivenza.

Lo sa bene Carrefour. La multinazionale, abituata a giocare su uno scacchiere globalizzato e molto diversificato nelle formule distributive, sta sviluppando in Italia, dal 2013, il proprio servizio di clicca e ritira. Partito a Milano nel punto di vendita di Piazza Principessa Clotilde, copre oggi 15 Carrefour Market del capoluogo (ma il 2015 sarà l'anno dell'estensione a tutto il Bel Paese). Inoltre il pilota è stato il primo e, per molto tempo unico, supermercato nazionale aperto 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno, un’esperienza replicata dall’insegna francese a metà novembre a Torino, nella centralissima Via Madama Cristina.

Altro caso, fra i molti che si potrebbero, e forse dovrebbero, citare, riguarda Ovs, che, sostenuta da un accordo con Google Enterprise, ha lanciato a fine maggio, sempre a Milano, in Via Dante angolo Via Giulini, un nuovo concept di 900 mq su 3 piani, che raccoglie il meglio delle collezioni moda per uomo e donna, ma che soprattutto concretizza le estensioni del business sulla rete grazie alla tecnologia  del colosso di Mountain View. Dunque largo ai camerini virtuali – tramite uno schermo è possibile vedersi disegnato addosso un abito senza indossarlo -, al servizio click & mortar, alla possibilità di acquistare online tramite totem, o assistenti attrezzati con iPad.

E tutto questo perché esiste anche un’altra faccia della medaglia, piuttosto inquietante, ossia lo “showrooming”. In pratica il cliente, trovandosi davanti allo scaffale con il proprio smartphone, può decidere che quel dato prodotto è sicuramente bello e attraente, ma il suo costo è eccessivo. Scatta dunque un rapido confronto con il prezzo praticato dai grandi pure player - per lo stesso articolo o per articoli molto simili – che porta, nel peggiore dei casi, a un acquisto da concorrenti più agguerriti.

A metà giugno su questo tema Kiki Lab-Ebeltoft Italy ha presentato la ricerca “Cross-Canalità 2” (la prima puntata era uscita nel 2012”) condotta su 132 dirigenti di 146 grandi catene in 16 nazioni. Si ricava che la cross-canalità fa notevoli passi in avanti sia nel mondo (dal 35 al 41% delle risposte), ma anche in Italia (dal 31 al 41%, mentre il nostro Paese scala due punti della classifica (dal dodicesimo al decimo posto).

Dal raffronto con le cifre 2012 – come si legge in un articolo pubblicato sul sito Tendenzeonline.info -, spuntano elementi molto istruttivi. "Innanzitutto – ha spiegato Fabrizio Valente, partner fondatore di Kiki Lab-Ebeltoft Italy - anche in Italia l’area che in due anni è cresciuta di più è il ‘negozio connesso’, il quale misura l’intensità dei ‘flussi’ che dal punto vendita portano al digitale del retailer (nel mondo passa dal 22 al 37%, in Italia dal 21% al 39%). A livello di settori, nella nostra Penisola, l’abbigliamento (esploso dal 23 al 44%) supera l’elettronica (scesa dal 43% al 41%) sotto il profilo della cross-canalità, seguendo, in questo, l’andamento dell’e-commerce".

"In sintesi – ha concluso Valente – la strada migliore è quella della cross-canalità, con meno canali ma ben integrati tra loro, dove oggi il mobile è il device chiave. Da un lato il clicca e ritira è uno dei principali generatori di traffico aggiuntivo nel punto di vendita e dall’altro il negozio deve essere connesso senza paura, offrendo il Wi-Fi e stimolando la continuazione del rapporto con i clienti anche online”.
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