Nella lontanissima Australia può contare ormai su oltre 200 filiali. Ma è negli Stati Uniti che registra la crescita più forte. Basti pensare che nel 2008 ha aperto 100 negozi, arrivando complessivamente a servire 18 milioni di persone al mese in 29 stati. Nei giorni scorsi ha addirittura inaugurato il suo millesimo punto vendita (a West Haven, nel Connecticut). Ma non è che in Europa sia da meno. Anzi.

Il colosso tedesco dell'hard discount Aldi, nato a Essen nel 1913 con l'apertura di un piccolo negozio di generi alimentari a conduzione familiare e trasformatosi in catena internazionale
, veleggia nel Vecchio Continente verso quota 8.000 punti vendita, per un giro d'affari di circa 40 miliardi di euro. Tra gli ultimi paesi in cui è sbarcato compaiono la Polonia e la Svizzera. Ormai è ovunque: dal Portogallo alla Grecia, dalla Spagna alla Danimarca. Tranne che in Italia.

Il perché, esattamente, non si sa. C’è chi dice che il Belpaese rappresenti un mercato difficile, a causa della ancora consistente incidenza del dettaglio tradizionale. Ma lo storico rivale Lidl (con il quale Aldi deve vedersela in molte nazioni in cui è presente), calato nel nostro paese all’inizio degli anni Novanta, pare non avere avuto di questi problemi, tanto che oggi vanta una rete di oltre 500 negozi.

Qualcuno ipotizza che quella di Aldi potrebbe costituire una precisa strategia attendista, mirata a entrare nel mercato italiano attraverso l’acquisizione di qualche catena ben consolidata, non certo i vari Eurospin, Dico, Penny Market, ma magari qualcun’altra. I tempi, del resto, sono maturi. Il canale discount ha visto progressivamente crescere la sua quota negli ultimi anni, con una significativa spinta impressa dagli effetti della crisi economica ancora in atto.

Attendersi dunque anche in Italia l’ingresso del discounter tedesco per eccellenza (premiato dalla pragmatica formula: prezzi bassi, assortimento limitato a circa 700 referenze, esposizione spartana ed enormi economie di scala) non è poi così insensato. Le condizioni competitive nella distribuzione alimentare in Italia sono ormai sostanzialmente allineate a quelle di altri paesi dove Aldi è presente. Certo, non ne abbiamo le prove. Ma non vi sono ormai ragioni valide perché non stia valutando, o persino già pianificando di entrare nel mercato italiano. Il fatto che abbia fatto recentemente il suo ingresso trionfale nella vicina Svizzera dovrebbe dare da pensare…