Un 25 aprile al vetriolo fra i sindacati e alcuni sindaci, da una parte, e la distribuzione dall'altra. A Milano il primo cittadino, Giuliano Pisapia, ha esortato già da alcuni giorni, a tenere le saracinesche abbassate, approvato in questo dall'Arcivescovo Angelo Scola, che ha ribadito che il riposo festivo è molto importante.

Nel frattempo, a macchia di leopardo, sono stati indetti scioperi dai sindacati anche a  Roma, Bologna, Trieste, Udine e via citando. E' in atto inoltre una distribuzione di volantini anti-apertura davanti ai centri commerciali e agli iper.
Tutto dovrebbe permettere di dare un appoggio a quei lavoratori che vorranno astenersi dal timbrare il cartellino, sia mercoledì che il primo maggio, giornata sulla quale si preannuncia un nuovo scontro.

Nel capoluogo lombardo la gdo si è rifiutata di firmare un protocollo di intesa sulla chiusura e dunque qualsiasi impedimento coercitivo scatenerebbe un ricorso al Tar, per fare valere la legge "Salva  Italia". Del resto il Comune, proprio per via di tale incongruenza, non sarà mai tanto ingenuo da procedere per Ordinanza.

Il dibattito diventa retorico quando se ne fa una questione ideologica, di rispetto o non rispetto di coloro che hanno combattuto per cacciare i nazifascisti. Nessuno desidera oltraggiare la Resistenza. Ma in questo caso libertà può anche volere dire permettere facoltà di scelta a qualsiasi cittadino-lavoratore  fra stare a casa, e celebrare la festa, o lavorare,  per avere qualche soldo in più in busta paga. Magari nessuno se ne è accorto, ma siamo in piena crisi economica.