Credito alle imprese: perché le banche remano contro
Credito alle imprese: perché le banche remano contro
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Strada sbarrata per le imprese italiane in banca nel 2018: i prestiti alle aziende, nel corso dell’ultimo anno, sono calati di quasi 50 miliardi di euro (-6,60% per una discesa di 47,9 miliardi).
A pesare, in particolare, sul calo è la diminuzione di 22 miliardi dei finanziamenti a breve e di 24 miliardi di quelli di lungo periodo. In discesa di 1,5 miliardi anche i prestiti alle famiglie, nonostante il credito al consumo (+7,5 miliardi) e i mutui (+3,8 miliardi), abbiano evitato il tracollo e compensato il pesante calo registrato sul fronte dei prestiti personali (-14,1 miliardi).
In totale lo stock di impieghi al settore privato è diminuito di oltre 50 miliardi, passando da 1.355 miliardi a 1.305 miliardi: in media oltre 4 miliardi al mese tagliati ad aziende e cittadini. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale negli ultimi 12 mesi, da dicembre 2017 a dicembre 2018, le rate non pagate (sofferenze) sono calate: nell’ultimo anno si è registrata una diminuzione di oltre 67 miliardi (-40,17%) da 167 miliardi a 100 miliardi.
“Siamo preoccupati: dopo il quantitative easing di Mario Draghi, vediamo
solo il buio. La situazione in banca, per le imprese italiane, è già
grave e potrebbe peggiorare ulteriormente quando avremo i dati di gennaio, cioè quando
termineranno le misure straordinarie di politica monetaria attuate dalla
Banca centrale europea. E poi ci sono le misure fiscali inserite nella
legge di bilancio dal governo, contro gli stessi istituti bancari, che
possono contribuire a creare problemi al motore del credito. Più tasse
ai gruppi bancari, già alle prese con le tensioni sullo spread, si
traducono gioco forza in una restrizione dei finanziamenti” commenta il
vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
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