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Pasta: un amore senza confini e senza riserve
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Pasta: un amore senza confini e senza riserve
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Quando giovedì 16 Guido Barilla e Claudio Colzani, rispettivamente presidente e amministratore delegato della multinazionale parmense, presenteranno le prossime strategie del gruppo e tireranno un bilancio degli ultimi mesi, non avranno certo pochi argomenti da portare all’attenzione della stampa. br />
Infatti pasta italiana, oltre a tenere saldamente la rotta sul mercato interno, è diventata nel mondo il piatto per eccellenza con le esportazioni che crescono del 27% in quantità e fanno registrare nel primo scorcio del 2013 addirittura il record storico all’estero dove non sono mai stati consumati così tanti spaghetti, penne, tagliatelle, tortellini e rigatoni made in Italy. Ad affermarlo è Coldiretti, in un’indagine sui settori che resistono alla crisi e trainano la ripresa dell’economia nazionale, sulla base dei dati Istat relativi al mese di gennaio 2013.
Effettivamente un pacco di pasta costa pochissimo e può rispondere più che degnamente ai bisogni nutrizionali di un’intera famiglia e dunque il successo è davvero legato ai fenomeni recessivi, oltre a una tendenza di lungo periodo che ha fatto del nostro alimentare un punto di riferimento per i cittadini del mondo.
I due terzi della pasta esportata - sottolinea Coldiretti - sono finiti sulle tavole dei consumatori dell’Unione Europea dove si è registrato un incremento medio del 16%, con valori che variano dal +22 in Germania al +19 in Inghilterra, ma gli aumenti sono sensibili anche nel Paese più in difficoltà dell’Eurozona come la Grecia (+21).
Un vero e proprio boom però si registra sul mercato statunitense, dove gli arrivi sono cresciuti del 61%, e su quello canadese, con un incremento del 47 per cento. Ma, se si guarda all’intero continente, America Latina compresa, si arriva ad un +78 per cento. Export a gonfie vele anche in Asia, con un aumento complessivo del 38 per cento. Se il Giappone resta il principale acquirente (+36), la pasta made in Italy spopola anche in Cina, con un +36, e in India (+86), due mercati dalle enormi potenzialità. Ma penne e spaghetti piacciono sempre più pure in Africa, dove le esportazioni sono aumentate del 140% e in Russia dove sono più che raddoppiate (+127).
La pasta - sottolinea Coldiretti - è presente tutti i giorni sulle tavole di 10 milioni di italiani che ne hanno consumato circa 1,5 milioni di tonnellate nel 2012 per un controvalore di 2,8 miliardi di euro. Anche se l’Italia mantiene il primato mondiale con un quantitativo pro capite stimato in 28 chili all’anno, al secondo posto si trova il Venezuela con 12,7 chili, seguito dalla Tunisia con 11,7 chili, dalla Svizzera con 10,1 chili e dagli Stati Uniti con 9 chili a testa all’anno.
L’Italia è leader anche nella produzione con 2,9 milioni di tonnellate, cifra molto superiore a quella degli Stati Uniti (1,2 milioni), del Brasile (circa 1 milione) e della Russia (545.000). Un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia.
Infatti pasta italiana, oltre a tenere saldamente la rotta sul mercato interno, è diventata nel mondo il piatto per eccellenza con le esportazioni che crescono del 27% in quantità e fanno registrare nel primo scorcio del 2013 addirittura il record storico all’estero dove non sono mai stati consumati così tanti spaghetti, penne, tagliatelle, tortellini e rigatoni made in Italy. Ad affermarlo è Coldiretti, in un’indagine sui settori che resistono alla crisi e trainano la ripresa dell’economia nazionale, sulla base dei dati Istat relativi al mese di gennaio 2013.
Effettivamente un pacco di pasta costa pochissimo e può rispondere più che degnamente ai bisogni nutrizionali di un’intera famiglia e dunque il successo è davvero legato ai fenomeni recessivi, oltre a una tendenza di lungo periodo che ha fatto del nostro alimentare un punto di riferimento per i cittadini del mondo.
I due terzi della pasta esportata - sottolinea Coldiretti - sono finiti sulle tavole dei consumatori dell’Unione Europea dove si è registrato un incremento medio del 16%, con valori che variano dal +22 in Germania al +19 in Inghilterra, ma gli aumenti sono sensibili anche nel Paese più in difficoltà dell’Eurozona come la Grecia (+21).
Un vero e proprio boom però si registra sul mercato statunitense, dove gli arrivi sono cresciuti del 61%, e su quello canadese, con un incremento del 47 per cento. Ma, se si guarda all’intero continente, America Latina compresa, si arriva ad un +78 per cento. Export a gonfie vele anche in Asia, con un aumento complessivo del 38 per cento. Se il Giappone resta il principale acquirente (+36), la pasta made in Italy spopola anche in Cina, con un +36, e in India (+86), due mercati dalle enormi potenzialità. Ma penne e spaghetti piacciono sempre più pure in Africa, dove le esportazioni sono aumentate del 140% e in Russia dove sono più che raddoppiate (+127).
La pasta - sottolinea Coldiretti - è presente tutti i giorni sulle tavole di 10 milioni di italiani che ne hanno consumato circa 1,5 milioni di tonnellate nel 2012 per un controvalore di 2,8 miliardi di euro. Anche se l’Italia mantiene il primato mondiale con un quantitativo pro capite stimato in 28 chili all’anno, al secondo posto si trova il Venezuela con 12,7 chili, seguito dalla Tunisia con 11,7 chili, dalla Svizzera con 10,1 chili e dagli Stati Uniti con 9 chili a testa all’anno.
L’Italia è leader anche nella produzione con 2,9 milioni di tonnellate, cifra molto superiore a quella degli Stati Uniti (1,2 milioni), del Brasile (circa 1 milione) e della Russia (545.000). Un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia.
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