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Passa in mani estere il leader delle conserve rosse private label

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Passa in mani estere il leader delle conserve rosse private label

Passa in mani estere il leader delle conserve rosse private label

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Redazione
Passa di mano, al gruppo nipponico Mitsubishi, tramite la controllata anglo-giapponese Princes, specializzata nel food, il 51% di Ar industrie alimentari, un colosso delle conserve rosse che, tramite Cofinvest, fa capo all'imprenditore Antonino Russo. Del resto Princes possedeva già il 7% delle azioni dell'impresa campana.

Ma chi è Ar? Poco conosciuta al grande pubblico, in quanto orientata soprattutto alla produzione di marchi privati per conto della distribuzione estera (l'Italia pesa solo per il 20% sul fatturato) Ar vende alle catene di tutto il mondo, soprattutto inglesi (30%), tedesche (20%), africane (10%), ma anche, con quote minori, in Francia, Canada, Austria e Sud America.

Nel bilancio 2009, l'ultimo consultabile, il gruppo campano presentava un giro di affari di 272 milioni, un mol di 30 e circa 14 milioni di utile netto, ma anche debiti per 127 milioni, una cifra che probabilmente è stata appesantita dal maxi investimento (80 milioni) sostenuto per la costruzione di un impianto modello a Foggia.

Quanto a Princes, cresciuta moltissimo a colpi di acquisizioni (ben 22), si tratta di un big da 1,6 miliardi, concentrata, al 50%, sulle private label. Viene giudicata, dagli analisti, una delle aziende europee con i migliori tassi di sviluppo.

“Il passaggio di mano dell’azienda Ar Alimentari spa che è il primo produttore italiano di pomodori pelati, dopo la cessione del prestigioso marchio Gancia a un oligarca russo e di Parmalat ai francesi di Lactalis, conferma la grande appetibilità nel mondo del Made in Italy alimentare, ma anche la necessità per gli agricoltori di accelerare il progetto di filiera agricola italiana, per candidarsi a essere i nuovi protagonisti della trasformazione agroalimentare nazionale”  ha affermato il presidente di Coldiretti Sergio Marini, nel commentare l’operazione.

“Sono stati ceduti all’estero tre pezzi importanti del Made in Italy alimentare che sta diventando un’appetibile terra di conquista per gli stranieri. Un processo favorito dalla crisi di fronte alla quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana”.
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