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Origine del pomodoro in etichetta: ecco cosa cambia

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Origine del pomodoro in etichetta: ecco cosa cambia

Origine del pomodoro in etichetta: ecco cosa cambia

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Fabio Massi

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018 il decreto interministeriale, firmato dai Ministri Maurizio Martina (Mipaaf) e Carlo Calenda (Mise), per introdurre l'obbligo di indicazione dell'origine dei derivati del pomodoro.

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La norma prevede la sperimentazione per 2 anni del sistema di etichettatura, nel solco di quanto già in vigore per i lattiero caseari, la pasta e il riso.

La nuova legge si applica ai derivati, come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

Il provvedimento comporta che le confezioni prodotte in Italia abbiano l’indicazione del Paese di coltivazione del pomodoro e quello di trasformazione. Se queste fasi avvengono nel territorio di più nazioni possono essere utilizzate le diciture Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue. Se tutte le operazioni si svolgono nei nostri confini si può utilizzare la dicitura ‘Origine del pomodoro: Italia’.

Le indicazioni dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo, in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili e indelebili.

Oltre l'82% degli italiani considera importante conoscere l'origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per i derivati del pomodoro, come dimostra la consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Mipaaf con la partecipazione di oltre 26.000 cittadini.

Secondo Coldiretti “è un passo determinante per tutelare un patrimonio di più di 5 miliardi di chili di pummarola italiana che rappresenta una componente fondamentale della dieta mediterranea. Finalmente sono tolte dall’anonimato tutte le coltivazioni di pomodoro diffuse lungo la Penisola su circa 72.000 ettari da 8.000 imprenditori agricoli e destinati a 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 10.000 persone”.

Commenta Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle cooperative agroalimentari: “La valorizzazione dell’autentico pomodoro made in Italy passa attraverso la distintività e la qualità del prodotto agricolo utilizzato e dalla massima trasparenza verso i consumatori rispetto alla provenienza dei prodotti per un acquisto informato e consapevole. Proseguiremo la battaglia anche a livello comunitario affinché l’obbligo di indicazione dell’origine venga riconosciuto anche sul piano europeo”.

Scarica il testo del decreto

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